Primi a essere chiamati in causa sono gli uomini. Rivolgendosi a loro il Teatro Carcano ha scelto di stimolare una riflessione sulla violenza contro le donne iniziando proprio nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne il 25 novembre. È la data che è stata scelta in ricordo delle sorelle Mirabal, che nella Repubblica Dominicana il 25 novembre 1960 vennero bloccate da agenti del servizio di informazione militare, stuprate, torturate, massacrate, gettate in un precipizio. Per ricordarle Milano ha dedicato loro un giardino.
Per stimolare questa riflessione il Carcano ha scelto naturalmente lo strumento del teatro e ha deciso di proseguire la riflessione per tutta la settimana attraverso spettacoli diversi tra loro, ma rivolti soprattutto a un pubblico maschile, perché possa essere stimolato a una riflessione. Forse anche a un esame di coscienza. Per questo ha chiesto a otto autori autorevoli di scrivere un monologo di 10 minuti in prima persona per raccontare che cosa passa per la mente del maltrattante abituale e dell’uomo che sopraffà. È un modo per capirne la mentalità e le pulsioni, per renderle evidenti e far sì che gli uomini stessi le combattano.
A interpretare gli otto monologhi è Alessio Boni, che commenta «Il femminicida non è un malato: è un figlio sano del patriarcato. È uno di noi cresciuto come noi, che in maniera più o meno consapevole considera la donna un essere inferiore da “proteggere” e ingabbiare, sminuire, soggiogare, quando non da picchiare, violentare, ammazzare». Portare in scena le pulsioni – non si tratta di raptus – che portano alla violenza non è stato facile: «Quando li ho letto – dice ora Alessio Boni – questi monologhi mi hanno fatto repulsione: è stato un difficile lavoro preparatorio, perché in scena è necessario che faccia ribrezzo».
In Uomini si diventa (nella mente di un femminicida) accanto ad Alessio Boni il 25 novembre è Omar Pedrini, che accompagna il clima di malessere dei testi con la musica della sua chitarra. Per l’occasione ha anche riadattato la sua canzone più famosa, “Sole spento”, che ora parla di una donna costretta a vivere da carcerata perché chiusa in casa dal marito.
La sopraffazione si misura già nelle piccole cose – è la considerazione –, azioni o parole, che vogliono relegare la donna a un ruolo di inferiorità rispetto all’uomo o anche solo considerare certe azioni o comportamenti non adatti a un uomo. Va combattuta dunque già nei bambini, perché per loro sia ovvio evitare termini e comportamenti discriminatori, tali da relegare una donna a ruoli di inferiorità.
La rassegna prosegue il 26 novembre con il progetto sul femminicidio Ferite a morte. Il 27 novembre va in scena Il maschio inutile con la Banda Osiris e Telmo Pievani per ragionare su una figura maschile, tutto muscoli e testosterone, destinata all’estinzione. Il 29 e 30 novembre riservato alle donne è Svelarsi. Il 1° dicembre si susseguono due spettacoli. Alle 16.30 Monica Guerritore porta Quel che so di lei: donne prigioniere di amori straordinari, con cui racconta il massacro con 27 coltellate di Giulia Trigona, zia di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, da parte del giovane amante abbandonato. Per finire, alle ore 20.30 Ma cosa ho fatto? percorso per diventare uomini nuovi, definito un incontro interattivo con il pubblico per smontare gli stereotipi che causano il gender gap tra uomo e donna.
Ogni serata prevede la presenza di una associazione che si occupa del tema.
(Nella foto di Gianmarco Chieregato i protagonisti di Uomini si diventa Nella mente di un femminicida. Da sinistra Alessio Boni e Omar Pedrini in scena al Teatro Carcano il 25 novembre 2024)