Bed Boy Jack inquietudine al Filodrammatici a Milano

Una rosa rossa per ogni ragazza ammazzata: 12 rose, davvero tante, accompagnano lo spettatore in sala. Anche il palco del Teatro Filodrammatici, dove va in scena Bed Boy Jack, dà molti indizi, delimitato dai nastri gialli della polizia e ricoperto di foglie. È la scena di Bed Boy Jack ed è la scena di un crimine. Più di uno. E poi arriva lui: abito bianco, lunga sciarpa rossa sintetica che perde fibre. Entra dalla platea come un direttore d’orchestra, sicuro di sé, convinto di poter ammaliare tutti. E così è stato. “Uccidi, racconta, sorridi” dice il sottotitolo, perfetta sintesi di fatti e comportamenti reali, che la pièce svela.

Quella che va in scena, raccontata da Bruno Fornasari è la storia di Jack Unterweger, interpretato da Tommaso Amadio, quasi irriconoscibile tanto riesce a entrare nel ruolo, perfetto nel tratteggiare tutte le sfaccettature di questo personaggio incredibile, realmente vissuto, lontano da ogni regola. Affascinante e profondamente violento, capace di dialogare e sentirsi sotto accusa solo con Joy. Che è il suo cane lupo femmina ed è l’unica capace di vedere il sangue sugli abiti di Jack Unterweger. In scena, con una testa che riproduce fedelmente quella di un cane lupo, è come la sua coscienza, unica che ha un potere su di lui. Lo avrà alla fine: con quale modalità rimane da scoprire agli spettatori che non conoscono la storia. Che è la vera storia di Jack Unterweger.

Siamo a Vienna, anno 1991 e Jack Unterweger è uscito dal carcere, dove era detenuto per aver ucciso una ragazzina. Nel frattempo ha scritto 7 libri inneggiati dagli intellettuali, che ne hanno fortemente perorato la scarcerazione. Tra questi, il futuro Premio Nobel Elfriede Jelinek. All’inizio in scena vediamo Unterweger impegnato in una intervista. Poi gli incontri si susseguono, compreso quello con un ispettore, che già lo aveva arrestato 16 anni prima. Ora è accusato di aver strangolato delle prostitute usando il loro stesso reggiseno, stretto con un nodo non comune. Qualcuno lo ha definito «il serial killer dei due mondi», perché le ragazze sono state uccise, sempre con le stesse modalità, sia in Austria che a Los Angeles, dove voleva farsi produrre un film tratto dal suo libro.

Tutto in scena è raccontato senza una goccia di sangue. Suggerendo invece fatti e incontri con movimenti che coinvolgono palco e platea. Si alternano momenti diversi della storia, ottimamente interpretati da Emanuele Arrigazzi, Sara Bertelà, Chiara Serangeli. L’incontro con la prostituta Gina si interseca con la denuncia della sua scomparsa. Vediamo l’agente letterario e la moglie di questo, con cui ha avuto una storia a base di sesso. E ancora, la scrittrice convinta della innocenza e la ragazzina innamoratissima di lui. Che, davanti alla giuria, rivolto al pubblico proclama la sua innocenza, capace di convincere tutti di essere vittima di pregiudizi per cui la gente in lui vede solo un colpevole.

L’alternarsi di personaggi e di momenti è uno dei tanti elementi di attrazione dello spettacolo, che in questo modo riesce a dipingere la figura di Jack Unterweger, ma anche tutto il contorno. Con una scena ricoperta di foglie – le prostitute sono state tutte trovate tra il fitto della boscaglia – sottolinea l’elemento inquietante, perché Unterweger, uscito dal carcere, è di nuovo accusato di crimini simili, ancora più efferati e sadici.

Aldilà di questa significativa messinscena voluta dal regista Bruno Fornasari per raccontare una storia vera in un modo giustamente capace di inquietare, molte sono le domande che riesce a suscitare. Non solo sulla possibilità di redenzione, ma anche sulla voglia di anticonformismo di tanti intellettuali, pronti a schierarsi con chi sembra voglia rinnegare il passato. Basta una certa eleganza esteriore, unita a una capacità affabulatoria, per convincere parte degli intellettuali decisi a non sentirsi vittime di pregiudizi? Restano gli interrogativi su quanto un passato di questo tipo – quello che racconta Jack Unterweger è fatto di abbandoni e violenze di ogni genere – possa essere responsabile di un presente altrettanto violento. L’ultimo interrogativo riguarda lo stesso Jack Unterweger: è colpevole dell’assassinio di quelle ragazze oppure no? La pièce una risposta la lascia intuire, riservando una ulteriore sorpresa, ma insieme pone un altro dubbio. Questa volta riguarda la giustizia austriaca.

(Nella foto di Laila Pozzo una scena di Bed Boy Jack con Tommaso Amadio, Sara Bertelà) 

Bed Boy Jack

di Bruno Fornasari anche regista

con Tommaso Amadio, Emanuele Arrigazzi, Sara Bertelà, Chiara Serangeli

movimenti: Marta Belloni; scene e costumi: Erika Carretta; disegno luci: Fabrizio Visconti; suono: Silvia Laureti; foto di Laila Pozzo

produzione Teatro Filodrammatici di Milano

Durata spettacolo: 90 minuti senza intervallo

A Milano, Teatro Filodrammatici dall’8 al 25 febbraio 2024 (ore 20.30, mercoledì ore 19.30; domenica ore 16.00)