Ottantanove e le rivoluzioni secondo Frosini – Timpano

Dapprima è il silenzio. Fin dall’inizio Ottantanove si annuncia come uno spettacolo non tradizionale. Secondo lo stile di Elvira Frosini e Daniele Timpano tante sono le considerazioni suscitate dalla pièce, a cui corrispondono altrettante riflessioni per il pubblico. A rompere il lungo silenzio è uno spettatore seduto tra il pubblico, che dopo i primi secondi abbandona la fila in platea. Marco Cavalcoli parla delle rivoluzioni che hanno influito nei secoli. A cominciare dalla rivoluzione protestante contro la Chiesa per continuare con la rivoluzione francese contro la Chiesa e contro lo Stato. A queste segue la rivoluzione russa contro la Chiesa, lo Stato e la proprietà privata, per arrivare al ‘68 che ha toccato anche la famiglia.

Sono le prime riflessioni stimolate secondo uno stile non tradizionale. Segnano l’inizio di uno spettacolo che ha al centro la Rivoluzione francese come uno dei punti di non ritorno, vista con una buona dose di ironia e disincanto. È il 1789. Ma anche un altro 89 segna un forte cambio di rotta. A simboleggiare quel 1989 è un pezzo di muro che resta al centro della scena. Ma è anche un pezzo di tanti altri muri (caduti ma anche innalzati).

Anche in questo spettacolo, secondo lo stile che caratterizza i lavori di Elvira Frosini e Daniele Timpano, la Storia, quella con la S maiuscola, è al centro. E’ il punto di partenza intorno a cui ruotano più considerazioni. C’è la voglia di mettere in crisi alcune delle credenze più diffuse, senza rinunciare a un filo di ironia. Cominciando con la Marsigliese: è totalmente francese? C’è una influenza del compositore italiano Giovan Battista Viotti sulla parte musicale? E quante delle parole italiane di uso comune sono francesi? Elvira Frosini le elenca: la lista è lunga.

Ottantanove è anche l’occasione per riscoprire, riflettere su un particolare intreccio tra la rivoluzione francese e un momento del nostro passato. Pochi sono i ricordi di quello che allora si chiamava sceneggiato televisivo: I Giacobini, che, con tutti grandi attori dell’epoca, aveva conquistato il pubblico nei primi anni di televisione. 9 milioni e mezzo nel 1962. Era uno spettacolo non facile, ma di grande presa e con un risvolto di sinistra, che si contrapponeva alla Democrazia cristiana allora dominante. Era teatro politico che arrivava sugli schermi televisivi. Grande successo, ma nessuna documentazione è più rimasta, salvo una registrazione audio fatta da uno spettatore, che l’ha consegnata una decina di anni fa.

Lo spettacolo Ottantanove diventa dunque occasione per riflettere su tanti temi. Sulla Rivoluzione francese, ma non in nome del quarto stato e delle donne e con un calendario che nella sua assurdità voleva opporsi a tutto il passato. Si ricorda anche il Marat-Sade, grande spettacolo visto a più riprese. E ora? La voglia di cambiamento si esaurisce nelle parole, magari durante l’aperitivo. In scena una luce accecante avvolge i tre attori in costumi pre-rivoluzione francese.

Con Ottantanove le parole si susseguono con un fluido passaggio da un tema all’altro, per considerazioni e riflessioni che partono da fatti storici per portare più lontano. La scenografia è estremamente ridotta, salvo una piantina in vaso a ricordare gli alberi della libertà piantati al centro della piazza principale delle città, durante la Rivoluzione francese, in realtà un palo come un altare laico. È invece la scrittura (parole con anche momenti cantati) unita all’interpretazione che cattura gli spettatori. A loro poi il compito di andare oltre le parole. Con uno stile perfettamente coerente con i precedenti lavori Frosini-Timpano anche questo nuovo capitolo alla fine conquista il pubblico. Anche se non tutti i riferimenti possono essere colti da tutti. Molto giova l’estrema vicinanze tra attori e pubblico, grazie alla particolare conformazione del Piccolo Teatro Studio Melato, dove lo spettacolo è in scena a Milano.

(Nella foto di Ilaria Scarpa una scena da Ottantanove con Elvira Frosini e Daniele Timpano con Marco Cavalcoli)

Ottantanove

drammaturgia e regia Elvira Frosini e Daniele Timpano

collaborazione artistica David Lescot

con Marco Cavalcoli, Elvira Frosini, Daniele Timpano

assistenza alla regia e collaborazione artistica Francesca Blancato; disegno luci Omar Scala; scene e costumi Marta Montevecchi; musiche originali e progetto sonoro Lorenzo Danesin

produzione Teatro Metastasio di Prato, Scarti Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione; in collaborazione con Kataklisma teatro e Teatro di Roma – Teatro Nazionale

un ringraziamento a Compagnie du Kaïros

A Milano, Piccolo Teatro Studio Melato (via Rivoli 6 – M2 Lanza), dal 25 al 29 ottobre 2023 (mercoledì e venerdì, ore 20.30; giovedì e sabato, ore 19.30; domenica, ore 16).

A Lugano al Teatro Foce il 22 novembre