Scene da un matrimonio visto al Teatro Franco Parenti

Dapprima è l’intervista. Primo momento che già dice molto sui due protagonisti di Scene da un matrimonio ora al Teatro Franco Parenti fino al 24 marzo 2024. Giovanni si dipinge subito come buon padre di famiglia e con altri termini molto favorevoli. Marianna si limita a definirsi moglie e madre di due bambine. Non va meglio quando, lasciata sola, interrogata dall’intervistatrice su felicità e vita più romantica risponde «parliamo d’altro».

Già dalla prima scena i due interpreti di Giovanni e Marianna, Fausto Cabra e Sara Lazzaro, ottimamente, fanno intuire con espressioni del volto e gesti che questa è una storia di scarsi sentimenti, molta anaffettività, tante abitudini, ma anche una sotterranea voglia di sfuggirvi, che a poco a poco e alla fine si svelerà.

Dopo la prima scena, “Innocenza e panico”, la seconda ha un titolo ancor più significativo (“L’arte di nascondere la spazzatura sotto il tappeto”). Compare sul fondo e ripropone quello presente nella versione portata in televisione da Ingmar Bergman, che, insieme al film, fa da ispirazione. Ma questo è teatro. A confermarlo, con un espediente registico tanto originale quanto geniale e poi determinante, intervengono sulla scena due tecnici, che a volte tolgono o aggiungono degli elementi, in altri casi interagiscono con Fausto Cabra e Sara Lazzaro. Che si muovono in una scena divisa in due: a sinistra è il soggiorno con divano al centro; a destra la camera con il grande letto. Per gli spettatori è un invito a spiarne l’intimità.

Tutto appare molto luminoso. Fino a quando le luci cambiano. Prossimi alla notte diventano blu e sulla parete di fondo compaiono le prime crepe, destinate poi ad aumentare. Perché la loro è una storia che sta scricchiolando. O forse una grande stabilità non l’ha mai avuta. Invece sembrano molto succubi delle rispettive madri: lei addirittura non riesce ad annullare il solito pranzo della domenica dalla madre, come invece vorrebbero entrambi. Lui sente che tutta la loro vita è sotto l’occhio indagatore delle madri e degli altri.

Quando tornano da teatro, lei elegante abito nero lungo, dopo aver visto Casa di bambola – secondo indicazione di Bergman, ma anche lo spettacolo diretto da Andrée Ruth Shammah nel 2017 – la discussione dapprima verte su temi femministi, ma poi sfocia nella considerazione che da anni i due non fanno più l’amore.

E quando sullo sfondo compare il titolo della terza scena, Paola, molto si può intuire sull’evoluzione della storia.

E’ anche un gioco di particolari, con più indizi proposti dalla bella regia di Raphael Tobia Vogel per suggerire più considerazioni, anche oltre lo spettacolo. Così sentiamo raccontare che Paola ride, vediamo foto per ricordi che affiorano e un trolley molto grande e poco riempito per la voglia di fuggire in fretta dalla monotonia. Tanti particolari, che raccontano di un amore che è più dipendenza che dedizione, con una vita sessuale sgangherata.

Quando, 2 anni dopo, lui ritorna, la casa è cambiata molto e anche il letto ha un materasso più piccolo in una struttura rimasta grande, indizi di una voglia di rifuggire dai ricordi, ma in modo superficiale, perché in lei è ancora forte la voglia di ritrovare lui. Sia pure per dimostrare che tutto è cambiato. «Non voglio fare l’amore, ma lo desidero». In lei l’istinto diventa provocazione. In lui è violenza. Criminale. Inaccettabile. Ma questa è finzione teatrale: l’arrivo in scena dei tecnici più volte lo conferma. E Scene da un matrimonio che fa da ispirazione è un film di cinquant’anni fa. Non è realtà di oggi. Quello che si vede in scena non è invogliare ad accettare e perdonare. Non deve esserlo, oltrepassando la dimensione teatrale.

In scena Giovanni e Marianna si ritrovano 10 anni dopo: ne sono passati 20 dal giorno del matrimonio. Entrambi si sono risposati e nemmeno ora sembrano molto felici («La ami? Mi piace fare colazione con lei»). Quelle che portano avanti sono storie che non disdegnano tradimenti. Mentre loro oggi… E tutto resta da scoprire, molto da immaginare in una bella scena fatta di luce e piena di sorprese per lo spettatore. Ognuno volendo potrebbe costruirsi un finale corrispondente alla propria sensibilità. O ai propri sogni e desideri, perché questa, sia pure con modalità differenti, è una storia che riguarda tutti.

(Nella foto, Fausto Cabra e Sara Lazzaro nei ruoli di Giovanni e Marianna in Scene da un matrimonio con la regia di Raphael Tobia Vogel)

Qui la presentazione di Scene da un matrimonio prima del debutto al Teatro Franco Parenti