Allegria e non sentimenti. Del resto il titolo lo dice chiaramente. Ti ho sposato per allegria: non passione né compassione e nemmeno colpo di fulmine. Giuliana e Pietro sono sposati da una settimana, dopo essersi conosciuti il mese prima, lui soccorritore di lei ubriaca a una festa. Lei si racconta a Vittoria, la domestica assunta da 3 giorni, con un lunghissimo monologo, di cui scrivendolo Natalia Ginzburg si era scusata con Adriana Asti che lo avrebbe interpretato.
Con le sue parole Giuliana evoca tantissimi personaggi, come l’ex Manolo, autore di “Portami via Gesù” e relativa moglie Topazia, l’amica Elena, sua madre collezionista di giornali, la signora Giachetta vedova che vive con un uomo sposato. E ancora, Lamberto Genova, che Pietro conosceva, ma che forse non è lo stesso che conosceva anche lei.
Giuliana si racconta senza filtri. Siamo nel 1965 e lei, puntando l’attenzione su persone dai nomi curiosi, in realtà parla con lievità e naturalezza di aborto, divorzio, matrimonio in comune, convivenza fuori dal matrimonio, psicanalisi, in un’epoca in cui tutto questo non era realtà quotidiana. Nella messinscena al Teatro Menotti il monologo appare spezzettato. Alternativamente Giuliana si racconta, ma si immagina ne racconti le vicende anche Pietro alla sorella Ginestra.
Nomi inconsueti per tanti personaggi non tradizionali, a cui Giuliana ha dato rilievo, ma ora sono parte del suo passato. Lei li evoca, lasciando agli spettatori la possibilità di immaginarli. In questa messinscena diventano manichini che occupano la scena. E si ritrovano nella seconda parte, come ingombranti manichini seduti al lungo tavolo, che occupa tutta la scena, insieme alla madre di Pietro e alla sorella Ginestra. Ed è uno scontro, perché la madre – senza nome, come un archetipo – rappresenta le convenzioni dell’epoca, da cui appare chiaro che Pietro ha voluto staccarsi. Quelle materne sono parole che, citate con vigore, si contrappongono a quelle piene di leggerezza, proiettate nel futuro, di Giuliana.
Ottimamente Emilio Russo con la sua regia non cerca una attualizzazione. A sottolineare l’epoca, il 1965, concorrono canzoni che si sentono accennate in sottofondo, mentre Roma appare sul fondo. I temi affrontati da Giuliana – divorzio, aborto, ma anche autodeterminazione femminile – appaiono così come diritti auspicati da parte di quella società, sia pure ancora lontani dalle leggi allora vigenti.
Protagonista della bella commedia di Natalia Ginzburg, capace di dipingere un’epoca nelle sue sfaccettature, coinvolgendo il pubblico, stuzzicato nella immaginazione, è un ottimo cast. Marianella Bargilli dà a Giuliana tutta la sua leggerezza e allegria. Giampiero Ingrassia rende evidente la capacità di Pietro di cogliere l’importanza di quella leggerezza e allegria. In sintonia appare Vittoria, la domestica di Viola Lucio. La tradizione, a cui sembra ancora attaccata parte della società, è ben sostenuta da Lucia Vasini nel ruolo della mamma di Pietro. In dubbio sulla posizione da prendere (ma a Giuliana inizia a dare del tu) appare Ginestra, sorella di Pietro, portata in scena da Claudia Donadoni, in una sala sold-out.
Non mi hai mai fatto nessuna pietà: ti ho sposato per allegria, dice Pietro.
(Nella foto di Laila Pozzo, il cast di Ti ho sposato per allegria di Natalia Ginzburg)
Ti ho sposato per allegria
Di Natalia Ginzburg
Regia Emilio Russo
Con Giampiero Ingrassia (Pietro), Marianella Bargilli (Giuliana), Lucia Vasini (mamma di Pietro), Claudia Donadoni (Ginestra sorella di Pietro) e Viola Lucio (Vittoria, la domestica)
Assistente alla regia Claudia Donadoni, Scene Fabiana Di Marco, Costumi Pamela Aicardi, Musiche Alessandro Nidi e Andrea Centonze, Luci Mattia De Pace, Video Marco Schiavoni, Manichini Raffaella Montaldo
Produzione Tieffe Teatro e Quirino srl
A Milano, Teatro Menotti, dal 4 al 13 aprile 2025 (Prima milanese)