Antonio e Cleopatra, il teatro sempre attuale con Valter Malosti

Uno spettacolo magico, che, pur essendo pieno di azione, vive sulla forza della parola. In questo Antonio e Cleopatra di Shakespeare, ora al Piccolo Teatro Strehler, secondo l’adattamento di Valter Malosti con Nadia Fusini la scena è semplificata al massimo: scena verbale, non mutevole, sempre uguale, dove sono i particolari a indicare i cambi di ambientazioni. Invece a dominare la scena e catturare gli spettatori sono gli attori e la loro magnifica interpretazione.

Anna Della Rosa incarna Cleopatra, dapprima una regina invincibile, donna altera, sicura del proprio potere sull’Egitto e sull’uomo che ama. È Antonio, a cui Valter Malosti dà altrettanta sicurezza di sé, ma anche pronto ad accettare il compromesso sotto forma di matrimonio con Ottavia, per convenienza politica, sicuro che questo non possa scalfire il rapporto con Cleopatra. Da uomo sicuro di sé non considera che invece la sua azione può mettere in crisi una donna.

È una storia di guerre, di armate, di armi sguainate o evocate, di compromessi e di orgoglio, di passioni e fierezza, ma anche di amore e gelosia. Perché questa versione di Antonio e Cleopatra privilegia l’aspetto umano a quello militare, pur senza trascurarlo come motore degli avvenimenti che si susseguono.

Dapprima il momento della passione è raccontato con Antonio e Cleopatra su dei letti di pietra, che però ricordano (anticipano) delle pietre tombali. Poi prende forza il potere di Antonio a Roma e di Cleopatra che appare a cavallo nella sua Terra. Successivamente sono dei movimenti coreografici che, ammaliando, catturano il pubblico e riempiono la scena. E’ il momento da baccanale di corte egizia, quando la passione non è ancora ingabbiata.

A raccontare i gesti e rendere vive le azioni sono soprattutto le parole, a volte auliche, a volte difficili, ma spesso fulminanti, tali da indurre a riflessioni ulteriori. Ma questi sono anche fatti che i libri di Storia hanno raccontato. Così i costumi riportano a un’epoca lontana. Tra loro però è Ottavia, sorella di Ottaviano, che ha indotto Antonio a sposarla. Estranea a quel mondo, con una funzione di pacificatrice, un ruolo che la rende molto diversa dagli altri, appare con un abito bianco e stivaletti nello stesso colore, che la riportano a un’epoca differente, più vicina alla nostra.

Sono parole che raccontano azioni ed evocano ambientazioni, pur se in numero minore rispetto all’originale, una scelta giustamente operata da questo adattamento, di fronte alla difficoltà di portare a teatro il continuo susseguirsi di scene in zone diverse, indicato da Shakespeare. Ed è lo stesso Shakespeare a concedersi un’autocitazione, resa ancora più evidente in questa messinscena. Perché Cleopatra, ormai vinta, immagina che verrà raccontata da un commediante e verrà interpretata da un ragazzo, come effettivamente prevedeva il teatro elisabettiano, con ruoli femminili rivestiti da attori maschi. Shakespeare stesso parla di «qualche giovanotto travestito da stridula Cleopatra avvilire la mia grandezza in atteggiamento di puttana». Sono termini che non devono stupire: ritornano più volte nel testo, indice di disprezzo dei Romani, ma anche di rabbia di Antonio nei confronti di Cleopatra, a cui rimprovera un tradimento politico.

Il finale spiazzante, che con vari particolari ci proietta in un mondo contemporaneo – lungi da essere una stonatura -, suona come un invito alle donne a non farsi umiliare o calpestare, mantenendo sempre la propria dignità. E’ la dignità di Cleopatra, non disposta a farsi umiliare dal vincitore, a farsi esibire come preda a Roma, che Anna Della Rosa rende evidente, come attrice e come donna di oggi.

Eccetto la versione cinematografica, definita da Valter Malosti «ai confini con il kitsch, della coppia hollywoodiana Richard Burton – Liz Taylor» tra le tragedie di Shakespeare Antonio e Cleopatra è quella tra le meno rappresentate a teatro, anche per le difficoltà di ricostruire così tante ambientazioni. La regia con le scelte operate da Valter Malosti riesce a superare le difficoltà, senza togliere forza alla tragedia. Piuttosto riesce a conferire forza allo spettacolo utilizzando più mezzi espressivi, compreso musica, canto, movimenti coreografici, danza sfrenata e ballo da sogno, parole auliche e volgari, mentre la frusta coesiste con l’arpa. In perfetto rispetto di Shakespeare e delle sue opere, dove forti sono le commistioni.

L’alto e il basso si incontrano in scena: Anna Della Rosa e Valter Malosti ottimamente danno vita a cielo e terra (secondo una battuta all’inizio dello spettacolo), fino a quel sangue che gli spettatori non vedono, ma non faticano a immaginare.

Il risultato è uno spettacolo che mantiene una grande forza di attrazione per il pubblico. Lo cattura all’inizio per non concedergli più un momento di distrazione. Lungo le due ore e venti lo porta fino all’epilogo, anche riscoprendo un testo poco frequentato e regalandogli riflessioni e il piacere che dà il teatro. Mentre racconta fatti storici – quelli stessi ricostruiti da Shakespeare (anche sulla base di Plutarco) – mostra Antonio e Cleopatra che, aldilà della indubbia influenza storica – facile ricordare le parole di Pascal – e della determinazione a mantenere il potere, sono esseri umani, con tutti i pregi e i difetti che ce li apparentano. Pur con quei difetti, alla fine appare sottolineata la forza delle donne, capaci di amare senza per questo lasciarsi sopraffare.

(Nella foto di Tommaso Le Pera, i protagonisti Anna Della Rosa e Valter Malosti in Antonio e Cleopatra al Piccolo Teatro Strehler fino al 9 giugno 2024. La tragedia scritta da William Shakespeare tra il 1607 e il 1608 ha debuttato al Teatro Storchi di Modena il 10 gennaio 2024)

Antonio e Cleopatra

di William Shakespeare

uno spettacolo di Valter Malosti

traduzione e adattamento Nadia Fusini e Valter Malosti

con Anna Della Rosa, Valter Malosti

Danilo Nigrelli, Dario Battaglia, Massimo Verdastro, Paolo Giangrasso, Noemi Grasso, Ivan Graziano, Dario Guidi, Flavio Pieralice, Gabriele Rametta, Carla Vukmirovic

scene Margherita Palli; costumi Carlo Poggioli; disegno luci Cesare Accetta; progetto sonoro GUP Alcaro; cura del movimento Marco Angelilli; maestro collaboratore Andrea Cauduro; assistenti alla regia Virginia Landi, Jacopo Squizzato; assistenti alle scene Marco Cristini, Matilde Casadei; assistenti ai costumi Simona Falanga, Riccardo Filograna; chitarra elettrica live Andrea Cauduro | arpa celtica live Dario Guidi

produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura

Durata: 140 minuti senza intervallo

a Milano, Piccolo Teatro Strehler (largo Greppi – M2 Lanza) dal 4 al 9 giugno 2024 (martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica ore 16.00)