La signora delle camelie Ortoleva al Teatro Fontana

Con La signora delle camelie va in scena la storia di Margherita Gautier e Armando Duval, ma anche di Violetta Valéry e Alfredo Germont. Sul palcoscenico del Teatro Fontana la storia raccontata da Alessandro Dumas figlio e successivamente da Verdi con La Traviata, è filtrata dalla visione di Giovanni Ortoleva. Che interviene dapprima sulla scenografia, da un lato semplificandola, dall’altro sottolineando il ruolo di un elemento. È il palchetto dove siede Margherita Gautier, che appare simile a uno di quelli tipici dei teatri d’opera. Margherita è Violetta ed è una escort, come diremmo oggi, che su quel palchetto è come se fosse in mostra.

E’ quel palchetto svelato all’inizio, togliendo il telo argentato che lo copriva: l’operazione la fa il narratore. È un’altra figura altrettanto di rilievo, perché racconta, come didascalie alle azioni che si vedono in scena. Ma è anche un padre: ad esempio di Armando, quando diventa il motore di avvenimenti successivi imponendo a Margherita di allontanare Armando per ragioni perbenistiche.

Accanto a loro, presenti nel romanzo di Dumas come il narratore, sono Gastone e Prudenza, vicina di casa di Margherita, prototipi del maschile e del femminile nel bene e soprattutto nel male. Ed è il male che si scatena quando Armando viene lasciato da Margherita. È un trascendere che si risolve in parole e racconti di azioni volutamente con estrema cattiveria contro Margherita («Voglio che si ammali di nuovo»), pur senza arrivare alla violenza di cui sono piene le cronache attuali.

Intanto il palchetto è diventato l’appartamento di Margherita, luogo di incontro con Armando, ma anche di dolore per Margherita, sempre più consapevole di essere vicina alla morte. Ed è qui che riceve la lettera di Armando e manda la sua, svelando che era stato il padre di Armando a imporle di lasciarlo: ormai, prossima alla morte lo può dire.

Così la scelta di usare il palchetto per più funzioni è una semplificazione della scenografia, ma soprattutto è un modo per sottolineare quanto per Margherita sia impossibile  far dimenticare il suo ruolo di escort. E in questo ruolo è imbalsamata per l’eternità: di chi è la colpa? Naturalmente di Alessandro Dumas figlio, a cui si rivolge dapprima Margherita, accusandolo di condannarla per sempre («anche da morta mi userai sempre») e nemmeno ha saputo superare una delusione personale. Subito lo segue il narratore, anche lui scrittore. È Alessandro Dumas, padre di Alessandro, che a sua volta accusa il figlio di aver imbalsamato per l’eternità Margherita in un romanzo di successo per vendicarsi di una storia personale. E’ quella che aveva vissuto l’autore con Marie Duplessis, anche lei escort e come Margherita morta giovanissima di tisi.

Così la messinscena di Giovanni Ortoleva, attraverso Margherita e il comportamento nei suoi confronti, riesce a evidenziare la crudeltà di una società pronta a distruggere in nome di un falso perbenismo, una società patriarcale che ammette i comportamenti maschilisti violenti, incapaci di superare rifiuti e adattarsi a situazioni differenti dal voluto. In parallelo, nessuno sconto alle donne, alle quali non è concesso, e meno ancora viene perdonato, un comportamento men che perbenista, corrispondente a quanto imposto dalla società. Ma la messinscena di Giovanni Ortoleva si può vivere anche come un modo per evidenziare quanto non si debba cristallizzare nessuno in una categoria. È invece importante permettere una seconda opportunità, più spesso negata a una donna che fatica maggiormente a uscire da un ruolo che le hanno cucito addosso.

(Nella foto di Giulia Lenzi, una scena da La Signora delle Camelie, nuovo lavoro di Giovanni Ortoleva al debutto al Teatro Fontana)

La Signora delle Camelie

liberamente tratto dal romanzo di Alexandre Dumas figlio

drammaturgia e regia di Giovanni Ortoleva

con Gabriele Benedetti, Anna Manella, Alberto Marcello, Nika Perrone e Vito Vicino

dramaturg Federico Bellini; scene Federico Biancalani; costumi Daniela De Blasio; musica Pietro Guarracino; movimenti di scena Anna Manella; disegno luci Davide Bellavia; aiuto regia Marco Santi

produzione Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse, Elsinor – Centro di Produzione Teatrale, TPE – Teatro Piemonte Europa, Arca Azzurra Associazione Culturale

Spettacolo selezionato da Next – Laboratorio delle Idee per la produzione e programmazione dello spettacolo lombardo

A Milano, Teatro Fontana, 14-24 novembre 2024 (prima nazionale)