La ragazza sul divano visto allo Strehler

Il divano è già al centro della scena al Piccolo Teatro Strehler prima che La ragazza sul divano inizi. Mentre sulla parete in fondo si formano dei colori la Donna (Pamela Villoresi) conclude che non sa proprio dipingere. Eppure da ragazzina sembrava che disegnare fosse l’unica cosa che sapeva fare. Lo scopriamo dalle parole della Ragazza sul divano (Giordana Faggiano), perché tra loro scorrono molti anni: una giovane, l’altra adulta, ma sono la stessa persona. E in scena sono una accanto all’altra.

Il divano si può dunque vedere come una porta temporale, cerniera tra tempi diversi. Sul divano si incontrano le due sorelle: una più apatica, l’altra (Giulia Chiaramonte) che vive prostituendosi di notte, girando vestita in modo inequivocabile per attirare gli uomini. Di cui non ha una grande stima. Primo tra tutti il Padre, che imbarcato sulle navi torna raramente a casa e la Sorella dice che come tutti i marinai ha una donna in ogni porto.

Quando compare la Madre, Isabella Ferrari, presto capiamo che, poco sopportando la solitudine, ha risposto all’assenza del marito diventando l’amante del fratello di quest’ultimo. E’ lo Zio (Michele Di Mauro) delle ragazze, che ne intuiscono ben presto il ruolo. Quando il marito torna improvvisamente e scopre che cosa sta avvenendo l’abbandono è definitivo.

Gli avvenimenti ambientati nel passato si intersecano con il presente. Ritroviamo la ragazza sul divano, ora identificata come Donna, con gli stessi ricordi, una bambola portata dal padre da un lungo viaggio fuori tempo massimo. Ma ora la storia è in antitesi, perché è lei ad abbandonare il marito, l’Uomo, lo stesso regista Valerio Binasco. Non si è mai liberata però dell’immagine del Padre (Fabrizio Contri). Quando ricompare è chiaro che nulla gli interessa della moglie, anche se sta morendo.

E’ un racconto che vive anche di simmetrie evocate. Così il Padre va per mare e la Sorella dice che come tutti i marinai ha una ragazza in ogni porto, ma lei stessa va al porto proponendosi ai marinai. Lei torna al mattino ed è allora, vedendo le scarpe dello Zio, che capisce che ha una storia con la Madre. Il dipinto che la Donna non riesce a fare diventa tanti colori disposti casualmente. Con un gioco di proiezioni in scena lascia a volte il posto alla camera da letto, ma la Donna rifiuta l’Uomo, andando verso una solitudine forse non tanto voluta. E una simmetria è anche nei personaggi delle due sorelle e i due fratelli. La Ragazza sul divano vuole provare gli abiti che la Sorella usa quando si offre agli uomini. Lo Zio prova a prendere il posto del Padre con la Madre.

Soprattutto è una storia di abbandoni, di solitudini temute e cercate, di ricordi di cui è difficile liberarsi. Ma è anche la storia di un passato che sembra non conoscere confini, continuando ad avere una influenza sul presente. In scena i due tempi scorrono quasi paralleli con una attenzione che si sposta ritmicamente su i due momenti. A dargli vita sono gli attori, perfettamente attenti a non interferire mai e a non interagire, rompendo quella invisibile barriera temporale. Diventa dunque una storia in cui ci si può immedesimare almeno in parte ed ecco che l’autore, il Premio Nobel per la Letteratura 2023 Jon Fosse non dà un nome ai diversi personaggi. Sono la donna, che è stata la ragazza sul divano, la sorella, la madre delle due ragazze, il padre, lo zio e infine l’uomo non più compagno della donna.

Con la stessa produzione nel 2017 Valerio Binasco aveva portato in scena un altro testo famoso di Jon Fosse, Sogno d’autunno. Nel cast, tra gli altri, Giovanna Mezzogiorno e, presente anche in La ragazza sul divano, Michele Di Mauro. Il 5 giugno lo scrittore norvegese è atteso a Milano al Piccolo Teatro Grassi nell’ambito della 25sima edizione della Milanesiana.

(Nella foto di Virginia Mingolla, da sinistra, Giordana Faggiano, Isabella Ferrari, Pamela Villoresi sul fondo, Michele Di Mauro, protagonisti di La ragazza sul divano del premio Nobel Jon Fosse al Piccolo Teatro Strehler)

La ragazza sul divano

di Jon Fosse

traduzione Graziella Perin

regia Valerio Binasco

con Pamela Villoresi (Donna), Valerio Binasco (Uomo), Michele Di Mauro (Zio), Giordana Faggiano (Ragazza), Fabrizio Contri (Padre), Giulia Chiaramonte (Sorella) e con Isabella Ferrari (Madre)

scene e luci Nicolas Bovey, costumi Alessio Rosati, suono Filippo Conti, video e pittura Simone Rosset, assistente regia Eleonora Bentivoglio, assistente scene Eleonora De Leo, assistente costumi Rosa Mariotti

Produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro Biondo Palermo. In accordo con Arcadia & Ricono Ltd per gentile concessione di Colombine Teaterförlag

Durata: 80 minuti senza intervallo

A Milano, Piccolo Teatro Strehler (largo Greppi – M2 Lanza), dal 9 al 14 aprile 2024 (martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16)