Tutto avviene al centro. Per la messinscena di Le nuvole di Amleto di Odin Teatret il Teatro Menotti è stato riadattato con le file per gli spettatori sui lati lunghi a fronteggiarsi. Quando l’attore che impersona Shakespeare passa davanti agli spettatori con un grande libro che rivela uno specchio il teatro appare ancor più luogo di socialità. È dove tutti insieme condividono le stesse emozioni di fronte a personaggi che, immaginati da Shakespeare, prendono vita sulla scena attraverso testo, drammaturgia e regia di Eugenio Barba.
Vestono costumi che, con riferimenti a tradizioni e culture differenti, hanno colori, tessuti, pizzi che caratterizzano o nascondono. Lo stesso costume in variazione rosa e azzurro caratterizza Ofelia e Amleto. Un altro viene dall’immaginazione che dà una fisicità allo spettro del padre di Amleto, con il volto totalmente coperto. Mentre tutto blu, volto compreso, è quello di Shakespeare, qui interpretato da Julia Varley, attrice storica dell’Odin Teatret, a lungo vissuta a Milano. Così le sue parole sono in italiano, una delle lingue che si sentono in scena insieme a tante altre, a ricordare l’universalità del teatro e dell’Amleto shakespeariano.
Quello che va in scena con Le nuvole di Amleto è infatti un teatro in tutte le sue variabili, con recitativo, danza, musica, rumori. Amleto e Ofelia suonano il violino con una tale intensità che diventa arma. Ed è ancora arma quando con il violino Amleto uccide Claudio. I gesti hanno riferimenti classici, come quando il cullare di Ofelia e Amleto, parallelo a quello di Gertrude e Claudio ricordano la Pietà di Michelangelo. E le nuvole di Amleto del titolo vengono dalle parole scritte da William Shakespeare, occasione per Amleto per evidenziare la pochezza di Polonio, subito pronto ad accondiscenderlo.
Molte sono le parole che vengono dal testo originale, storia di Amleto, Hamlet principe di Danimarca, a cui lo spettro del padre chiede di vendicarlo, perché ucciso dal fratello Claudio che ha poi sposato Gertrude sua vedova, cognata di Claudio. Ma questa è anche la storia di Hamnet, il figlio di Shakespeare, morto a 11 anni. Allora, in epoca elisabettiana, la grafia dei due nomi si confondeva e Shakespeare aveva scritto l’Amleto proprio in quel periodo di lutto quando figlio e padre erano morti. Così in scena i due momenti drammatici (Hamnet – Hamlet) si incontrano.
Racconto e realtà si intrecciano ancora, quando l’uccisione di Polonio diventa occasione per proiettare, sui teli dorati ai lati, immagini di bambini sorridenti con mitra in mano. Sono i bambini a cui gli adulti hanno insegnato a uccidere (come Amleto, a cui il padre chiede di vendicarlo). È il male, la guerra che irrompe in teatro, segno di una contemporaneità che riguarda tutti e ha riguardato anche in passato, come ricorda la celebre immagine del bambino con le mani alzate davanti al mitra di un nazista, ufficiale delle SS.
La realtà di ieri e di oggi si incrocia con le immagini evocate su quegli stessi teli dorati a mostrare volti e voli di uccelli. Così la storia scritta da Shakespeare si sviluppa lungo tante scene che evocano gli episodi scritti. A volte è lo stesso Shakespeare che si rivolge ad Amleto come un personaggio teatrale. Gli dice «Mi raccomando, caro Amleto, recita il testo come l’ho detto io, scandito e in punta di lingua. A urlarlo come usano tanti attori sarebbe come affidare i miei versi a un banditore di piazza».
Ancora nel finale è un altro richiamo al presente: «Io, William Shakespeare, terminai la tragica storia di Amleto, principe di Danimarca, il 14 agosto del 1601. Narra la vicenda di un padre che impone al figlio di uccidere per vendicarlo. Lo spettacolo piacque a sua maestà la regina Elisabetta e al nobile pubblico del Globe Theatre. Oggi, 11 maggio (e comunque la data della replica, ndr) ci auguriamo che anche gli spettatori qui presenti accolgano la recita dell’Odin Teatret con benevolenza e favore». Il pubblico risponde con applausi convinti, mentre gli attori si allontano, senza tornare, secondo loro tradizione.
(Nella foto di Stefano Di Buduo una scena di Le nuvole di Amleto, Odin Teatret, con drammaturgia e regia di Eugenio Barba, storico fondatore dell’Odin Teatret nel 1964)
Le nuvole di Amleto
Dedicato a Hamnet e ai giovani senza futuro
Odin Teatret
Drammaturgia e regia Eugenio Barba
Testo Eugenio Barba e citazioni dall’Amleto di William Shakespeare
Attori Antonia Cioaza, Else Marie Laukvik, Jakob Nielsen, Rina Skeel, Ulrik Skeel, Julia Varley
Disegno luci e video Stefano Di Buduo
Consulente film Claudio Colobert
Costumi, Spazio scenico Odin Teatret
Direttore tecnico Knud Erik Knudsen
Assistenti alla regia Gregorio Amicuzi e Julia Varley
Testo, drammaturgia e regia Eugenio Barba
Produzione Tieffe Teatro, Odin Teatret, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
A Milano, Teatro Menotti Filippo Perego, dal 7 all’11 maggio 2025 (Prima Nazionale)
A Bologna, Arena del Sole, Sala Leo De Berardinis, dal 14 al 18 maggio (14 e 17 maggio ore 19; 5 e 16 maggio ore 20.30; 18 maggio ore 16)
Alla Biennale di Venezia, dal 2 al 4 giugno