Shackleton o del coraggio dell’ottimismo

Bianco, grigio, azzurro polvere, freddi contrasti attirano lo sguardo del visitatore, all’improvviso proiettato, traghettato, varcando una soglia invisibile, dall’estate triestina al regno del Freddo perpetuo. Terra silenziosa, Antartide, terra di infinite sfide, drammatiche avventure, trionfali vittorie. Protagonista assoluto di questa dimensione, il ghiaccio, attraente obiettivo di esploratori e scienziati, severo giustiziere delle più alte ambizioni umane.

Ernest Shackleton, giovane sconosciuto mozzo irlandese, divenuto poi famoso come Sir Shackleton, imbarcatosi a 16 anni su di una nave mercantile diretta in Sud America, per pura passione del mare, si trasformò, in breve tempo, in assistente al seguito di importanti spedizioni antartiche, sino alla collaborazione con il capitano Robert Scott nella storica spedizione per raggiungere il Polo Sud.

La mostra Fortitudo, allestita presso la sala Veruda, in piazza Piccola 2 a Trieste, dopo aver percorso migliaia di chilometri dalla Gran Bretagna all’Austria, alla Nuova Zelanda, presenta qui i dipinti di Paola Folicaldi Suh, pittrice ed esperta di restauro di libri e opere su carta, che vive e lavora a Stoccolma. I quadri esposti sono il frutto di un approfondimento, da parte dell’autrice, delle vicende che portarono Sir Shackleton, tra il 1914 e il 1917, in Antartide, a bordo della nave Endurance.

I dipinti costituiscono una interpretazione drammatica di altrettante fotografie in bianco e nero, scattate all’epoca da Frank Hurley, fotografo della spedizione. Il vascello imprigionato tra i ghiacci, i marinai intenti a disperati tentativi di recupero, ma anche sereni ritratti di vita di bordo, il medico, il telegrafista, alcuni ufficiali, marinai, sovente immortalati con i loro animali da compagnia, dediti alle loro attività quotidiane e lo stesso Shackleton sono i soggetti di questa epopea umana ed artistica. Sullo sfondo, inesorabilmente presenti, i flutti e i ghiacci dell’Antartide.

Il colore, utilizzato per conferire nuova vita al bianco/nero delle fotografie, cui i quadri si ispirano, è discreto, gioca su una gamma sommessa di tonalità in sintonia con l’uniformità cromatica della banchisa, appena ravvivato, nelle scene di navigazione, da un delicato azzurro del cielo, trasmettendo intatto all’osservatore il brivido della drammatica avventura. Grande protagonista il vascello Endurance, quando direttamente rappresentato e quando visualmente assente, artefice di una storia che avrebbe potuto volgere in tragedia.

Ma, soprattutto, la straordinaria forza d’animo che sfida i limiti e li respinge sempre più lontano, la “Fortitudo” – secondo il motto della sua famiglia – del capitano Shackleton, che la tragedia evitò, ponendo in salvo, dopo reiterati tentativi, tutti i componenti della spedizione, illumina ogni immagine, rispecchiando le sue stesse parole: “…raccolti attorno al fornello, con il fumo acre che il vento ci soffia in viso, siamo un’allegra compagnia. La vita non è poi così terribile”.

Una lezione di vita, uno straordinario esempio di coraggio e ottimismo che pervade tutto il percorso della mostra, aperta sino al 16 settembre 2022, con orario feriale e festivo, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20. L’evento è stato promosso e realizzato dal Museo Nazionale dell’Antartide – Università degli Studi di Trieste nel quadro del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, in collaborazione con il Comune di Trieste e curato da Francesca Pitacco, Ioanna Protopsalti, Ester Colizza, Gianguido Salvi.