Anna dei miracoli visto al Teatro Franco Parenti Recensione

Un percorso verso la speranza. È Anna dei miracoli, ora a Milano al Teatro Franco Parenti. È una ninna nanna all’inizio a portare gli spettatori all’interno della famiglia Keller. Finché in scena irrompe Helen: è sordo-cieca. Ed è ingestibile.

«Vuoi il miracolo» dice il padre Arthur (Fabrizio Coniglio) quando Kate (Laura Nardi) annuncia di essersi rivolta ad Anna Sullivan. Le hanno detto che è in grado di aiutare Helen. Anche perché Anna, a sua volta, ha una storia difficile alle spalle. Era ipovedente, ha recuperato la vista con molte operazioni e da neonata era stata abbandonata. È cresciuta in un istituto: quella dove è arrivata è la prima vera casa.

Quello che va in scena è il difficile rapporto tra Anna e Helen. Loro due, senza interferenze. E a poco a poco gli angoli si smussano. Non si annullano. Almeno nella pièce, ma appare chiaro che Helen ora vuole comunicare sempre più, usando il linguaggio dei segni tattile. Ed è davvero stupefacente (da brividi) vedere come sulla scena Anna Mallamaci riesce a trasformarsi, passando da una «selvaggia» a una ragazzina desiderosa di apprendere e comunicare. Le sue movenze evolvono e una nuova Helen prende vita sul palco. Mascia Musy, da parte sua, disegna una Anna pronta a lottare per dare una vita diversa a colei che le è stata affidata. Contro tutti. Davanti alla iniziale diffidenza del padre e una maggiore fiducia della madre Kate, che teme però la durezza di Anna.

Meglio la pietà o essere inflessibili? La domanda riguarda questa storia, ma anche altre situazioni differenti, pur ugualmente difficili. La risposta arriva alla fine della pièce. Condivisibile, a patto che l’attenzione sia concentrata sul bene, in questo caso di Helen.

Con una visione che diviene sempre più positiva, la storia appare all’inizio densa di drammaticità. Lo è per Helen. Lo è per la famiglia e per chi vive una situazione simile. Ma insieme induce all’ottimismo. Perché questa è una storia vera. E’ tratta dal libro autobiografico scritto dalla stessa Helen, che grazie all’aiuto di Anna, riesce a recuperare, a interagire con gli altri, al punto di laurearsi e di occuparsi di politica. Si deve a lei l’introduzione negli Stati Uniti della razza di cani Akita. Helen è morta nel 1968 a 87 anni. Il suo libro ha ispirato prima la pièce teatrale e successivamente, nel 1962, il film con la regia di Arthur Penn.

La sofferenza, foriera di emozioni, ben trasmesse dagli attori, contagia il pubblico e si estrinseca nelle scelte per la scenografia e i costumi. Questi sono tutti giocati su colori grigi, mentre gli abiti richiamano vagamente un’epoca passata. Perché questa è una storia lontana, ma è sempre attuale la speranza che qualcosa di simile sia possibile anche oggi.

Mascia Musy commenta, parlando dello spettacolo: «Sono felice di realizzarlo insieme alla Lega del Filo d’Oro che da più di 50 anni si prende cura in modo straordinario delle persone sordocieche, e con due Signore del Teatro che apprezzo profondamente, Emanuela Giordano per la regia e l’adattamento originale, e Andrèe Ruth Shammah per la produzione col suo prestigioso Teatro Franco Parenti».

Anna dei miracoli

di William Gibson

adattamento e regia Emanuela Giordano

con Mascia Musy e Fabrizio Coniglio, Anna Mallamaci, Laura Nardi

scene e luci Angelo Linzalata, costumi Emanuela Giordano, musiche Carmine Iuvone e Tommaso Di Giulio

foto di Margherita Mirabella

produzione Teatro Franco Parenti per Associazione Lega del Filo d’Oro (durata 1h30minuti)

a Milano al Teatro Franco Parenti (Sala Grande) dal 10 al 22 maggio 2022