Happy Days Il Musical 2024, l’allegria ritorna

Allegro, colorato, pieno di energia, travolgente. Rivisto a distanza di un anno, Happy Days Il Musical, portato in scena ugualmente al Teatro Nazionale a Milano dalla Compagnia i Saltafoss si conferma capace di trasmettere al pubblico una grande allegria e voglia di essere felici. Racconta un’epoca piena di promesse ottimistiche, ben diversa da quella in cui in realtà Happy Days era arrivato in televisione. Era il 1974, epoca difficile in America, con Pinochet che aveva appena preso il potere soffocando il Cile; difficile per gli Stati Uniti dove Nixon aveva dovuto dimettersi causa scandalo Watergate; difficile anche per il nostro Paese, tra stragi e sparatorie (anche se da noi era stato trasmesso nel 1977).

Proprio per accantonare temporaneamente i problemi era stato scelto di ambientare Happy Days negli anni ’50. Il musical in particolare evoca un 1959 un po’ idealizzato, comunque lontano da tutti i problemi che sarebbero poi arrivati e molto più allegro. È proprio l’anno in cui nelle case delle bambine arriva la Barbie. Così anche Happy Days Il Musical è pieno di colore. In particolare il rosa trionfa con un personaggio dal ruolo importante: tutta rosa è infatti Pinky, con un nome che non lascia dubbi.

Colore, allegria, energia travolgono il pubblico, che risponde con ripetuti applausi. Si vivono le atmosfere e le sonorità fine anni ‘50. In scena si balla molto spesso, anche momenti di rock acrobatico, le ragazze vestono gonne a ruota e i pantaloni non sono ancora nei loro armadi. Insieme si coglie quel tanto di ironia quando in scena arrivano i due fratelli Malachi, improbabili campioni di wrestling, travestiti da toreri spagnoli.

Si colgono anche alcuni aspetti di quell’epoca, quando le donne – esempio la signora Cunningham – piene di entusiasmo cucinano torte, i ragazzi si preoccupano di come conquistare le ragazze dimostrandosi più imbranati che conquistatori e le schermaglie tra di loro sono abituali. Arrivano anche i primi skateboard e i McDonald’s, nei locali c’è il jukebox e in televisione spopola Ai confini della realtà. Invece per lo sturalavandini, qui in allegra versione colorata, bisognerà aspettare ancora 10 anni: l’invenzione, di un italiano, Giuseppe Parodi, è del 1969. Piccolo anacronismo decisamente perdonabile, perché qui è protagonista di un momento di ballo pieno di allegria.

La storia vede i protagonisti mossi da grande generosità, impegnati a salvare dagli speculatori Arnold’s, il locale che frequentano abitualmente. E ci sono alcune battute che vale la pena di ricordare: rispettivamente prova di umorismo nero e prova di grande tenerezza. Per tutto questo e per un più ampio commento sullo spettacolo vi rimandiamo alla recensione pubblicata esattamente un anno fa. Aggiungendo però che anche questa volta gli applausi hanno contrassegnato vari momenti al Teatro Nazionale sold out. Ancor più il pubblico si è sentito immerso in un clima di allegria quando la Compagnia i Saltafoss ha letteralmente invaso il palcoscenico. Le note di Happy Days, in italiano come tutto lo spettacolo, hanno fatto rivivere momenti felici.

(Nella foto, il gruppo delle ragazze in un momento di Happy Days Il Musical edizione 2024)