Lazarus da David Bowie a Manuel Agnelli

Dimenticate gli spettacoli tradizionali: Lazarus non è questo. Vede in scena, da applausi, un iconico carismatico Manuel Agnelli, Casadilego dalla gran bella voce, un gruppo di musicisti, la band, ai due lati, che incantano, entusiasmando ancor più nel momento solo strumentale. Con loro un bel cast.

Per portare l’opera rock di David Bowie e Enda Walsh al pubblico italiano Valter Malosti ha scelto di replicare quello che avviene durante una vita, quando intorno succedono molte cose. Qui si traduce in uno spettacolo con più punti di attrazione, dove convivono vari elementi. Ai due lati i due gruppi di musicisti, quasi a circondare ballerini con movimenti coreografici che accompagnano il canto e più attori in vari ruoli. Tutti in scena si intersecano. Sul fondo, un grande schermo, altri piccoli di contorno sempre in funzione.

Al centro, su una pedana girevole, è una grande poltrona. Qui è Manuel Agnelli, con un bicchiere di gin in mano. E’ Newton, l’alieno rimasto intrappolato sulla Terra. E’ quel Newton di L’uomo che cadde sulla Terra, il film di fantascienza interpretato da David Bowie, al suo esordio nella recitazione, come Manuel Agnelli. Che è l’interprete: canta le canzoni scritte da David Bowie per Lazarus, l’opera pensata per un attore. Niente cover. Si muove tra allucinazioni, con la mente che crea immagini e lo inganna dandogli una apparenza reale. Ed è una fantasia che lo induce a pensare di poter creare un razzo per tornare in un mondo lontano. Ci sarà vita su Marte? (“Life on Mars?” dice la canzone).

Newton è lì e intorno c’è un mondo. È fatto di attese, di vita casalinga con dialoghi/litigi intorno alla lavatrice, che ci mostra lo schermo sul fondo. Ci sono momenti inquietanti: falchi, che agitano le ali ai lati, per nulla tranquillizzanti.

Altri video scorrono alle spalle e parlano di violenza e di guerriglia. Le canzoni parlano di un rifiuto di questa violenza, sempre più diffusa: «Non capisco che cosa sta succedendo» (“It’s no game”). Ma «questa non è l’America» (“This is not America”) canta lei e la voce di Casadilego incanta subito. E’ una visione di violenza in antitesi alle parole di Emma Lazarus, i cui versi sull’accoglienza degli immigrati sono stati apposti alla base della Statua della Libertà a New York. «Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi» dicono alcuni versi. E’ uno dei riferimenti contenuti nel titolo dell’opera, Lazarus. L’altro è a Lazzaro del Vangelo, riportato in vita perché lo volevano le sorelle, ma forse lui no. «Non ho più niente da perdere» e «Sarò libero» canta in “Lazarus”, il brano che apre e dà il titolo all’opera omonima.

«Possiamo essere eroi. Almeno per un giorno»: è la famosissima “Heroes”, che chiude l’opera. Anche in questo caso le parole della canzone si leggono nei soprattitoli in italiano e in inglese. Come visto al Piccolo Teatro Strehler.

Così Lazarus ci dà una immagine di David Bowie, una icona della musica, che sa di essere arrivato alla fine. Vuole lasciare una eredità ai tanti che lo hanno amato musicalmente, soprassedendo ai vari problemi che lo hanno accompagnato in vita. Non ha potuto essere la colonna sonora che aveva scritto per L’uomo che cadde sulla Terra, rifiutata dal regista Nicolas Roeg. Con suo gran disappunto (per usare un eufemismo). Così David Bowie riporta in scena Newton, dandogli vita con le sue canzoni. E’ una scelta dettata dalle emozioni. Anche dalla consapevolezza che quelle sono le sue ultime parole. La storia con una sua logica poco conta. Importante per lui è l’incontro Newton – canzoni, che con Lazarus finalmente si compie. Ed è la chiave che più dà il senso allo spettacolo.

(Nella foto di Fabio Lovino, Manuel Agnelli protagonista di Lazarus, visto in scena al Piccolo Teatro Strehler)

Lazarus

di David Bowie e Enda Walsh

ispirato a The Man Who Fell to Earth (L’uomo che cadde sulla terra) di Walter Tevis.

Versione italiana Valter Malosti.

Uno spettacolo di Valter Malosti.

Interpreti / Personaggi: Manuel Agnelli – Newton; Casadilego – Ragazza, poi Marley; Michela Lucenti – Elly; Dario Battaglia – Valentine; Attilio Caffarena – Michael;

Maurizio Camilli – Zach; Noemi Grasso, Maria Lombardo, Giulia Mazzarino – coro delle Teenager; Camilla Nigro – Maemi / Donna giapponese; Isacco Venturini – Ben / Il doppio di Newton

in video Roberta Lanave Mary-Lou

la band (in o.a.): Laura Agnusdei sax tenore e sax baritono, Jacopo Battaglia batteria, Ramon Moro tromba e flicorno, Amedeo Perri tastiere e synth, Giacomo “ROST” Rossetti basso, Stefano Pilia chitarra, Paolo Spaccamonti chitarra.

Produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura.

Durata: 110 minuti

A Milano, Piccolo Teatro Strehler, dal 23 al 28 maggio 2023 (martedì, giovedì e sabato ore 19.30; mercoledì e venerdì ore 20.30; domenica ore 16).

La tournée prosegue a Ferrara (Teatro Comunale, 1-3 giugno), Torino (Teatro Carignano, 6-18 giugno), Bari (Teatro Piccinni, 22 e 23 giugno)