R.A.M. al Teatro Franco Parenti, il 2120 arriva in scena

Con R.A.M. siamo nel 2120. È un mondo in cui vorremmo vivere? Questa e tante altre domande se le porrà il pubblico dopo aver visto la pièce al Teatro Franco Parenti. Che, in nome del principio giustamente sostenuto da Franco Parenti, «il cervello d’estate non va in vacanza», nelle giornate dal 21 a fine giugno propone una sua nuova produzione. Lo fa nella Sala Grande. Qui gli spettatori, nel massimo del confort garantito da una temperatura fresca ottimale, potranno vedere uno spettacolo che apre un nuovo corso dedicato a tecnologia e intelligenza artificiale. Inoltre, segna l’inizio dei festeggiamenti per il 50º anniversario dell’attività del Teatro Franco Parenti, che ha sempre visto protagonista Andrée Ruth Shammah, prima come cofondatrice e successivamente alla direzione artistica.

In R.A.M. non ci sono astronavi (e nemmeno sono attese). La parentela è piuttosto con Blade Runner, di cui il regista Michele Mangini, che ha studiato il testo insieme all’autore Edoardo Erba, si dichiara fan, aggiungendo di avere una collezione di Urania e un Atari. In questo 2120 ci sono due schiere di abitanti molto diverse. Quella agiata, più ricca e più attenta alla forma fisica, gli Aumentati, ha però bisogno di acquistare i ricordi dai meno ricchi. Ha bisogno della loro esperienza, perché i ricordi magari sono dolorosi, ma permettono di crescere. Senza un passato, dice Michele Mangini, non abbiamo presente e futuro. «Sarebbe bello poter rimuovere i ricordi dolorosi? – si sono chiesti Michele Mangini ed Edoardo Erba -. Ma anche quando i ricordi scompaiono, anche quando riusciamo a metterli da parte, le emozioni rimangono e con quelle emozioni prima o poi dobbiamo farci i conti».

Tra questa voglia di cancellare la memoria e una conseguente sensazione di svuotamento e di rabbia si muove la protagonista, interpretata da Marina Rocco. E‘ contesa tra Irene Vetere, giovane dai capelli blu e Alberto Onofrietti, che dice «Io sono qui per restare» e parla di stabilità e di importanza di questo nell’amore. Giovanni Battista Storti è un medico che tenta di dare sollievo agli umani assediati dagli Androidi puntando sulla gentilezza come un gesto che può cambiare le persone. Non manca una nota vagamente comica portata da Gabriella Franchini, l’androide di sesta mano, prossimo alla rottamazione.

Una importanza non inferiore rispetto alle interpretazioni degli attori ha la scenografia, studiata da Michele Iodice. Posti sul fondo a circondare la scena sono dei multipli di strutture metalliche irregolarmente ondulate, su cui le proiezioni producono immagini distorte, come dei ricordi trasformati dal tempo. C’è anche un altro elemento scenografico che propone il rapporto con la natura: è tutto da scoprire. Come lo è la visione, che sicuramente regalerà molte altre sorprese. Alla fine susciterà altrettanti interrogativi e riflessioni.

R.A.M.

di Edoardo Erba

regia Michele Mangini

con Marina Rocco, Gabriella Franchini, Alberto Onofrietti, Giovanni Battista Storti e Irene Vetere

e in video Angelo Curti, Adriano Falivene e Marco Montecatino

scene e costumi Michele Iodice

luci Pasquale Mari, video Alessandro Papa, assistente alla regia Luca De Lorenzo, assistente scene e costumi Giorgia Lauro

produzione Teatro Franco Parenti / Goldenart

a Milano, Teatro Franco Parenti (Sala Grande) dal 21 giugno al 30 giugno 2022 (prima nazionale)

(aggiornamento del 17 giugno 2022)