L’importante è che piacciano le canzoni anni ‘60 con tutta la loro allegria. Sapore di mare offre la possibilità di sentirne un gran numero in successione. Sono tante canzoni, sia pure non nella versione integrale, ma difficilmente sarebbe possibile ascoltarle tutte in tre ore. Sono con l’accompagnamento della band, che è sul fondo del palco. Qualche canzone in particolare si fa notare, come Non son degno di te, interpretata nella seconda parte da una bella voce maschile. Rappresentano sicuramente l’aspetto più interessante e più piacevole di questa versione teatrale di Sapore di mare tratta dal famoso film. In questo spettacolo, più concerto che musical, sono l’aspetto che può infondere allegria negli spettatori, inducendoli a superare i tanti problemi della messinscena, fatta di tanti piccoli incontri, come sketch, in cui si muovono i vari personaggi.
Identificare «chi è chi» e che cosa succede può rappresentare un problema. Così all’inizio della seconda parte Paolo Ruffini si impegna con gli spettatori a ricostruire i vari rapporti amorosi: impresa che dopo vari tentativi arriva a un risultato.
Queste storie, raccontate come piccoli sketch, si sviluppano tra il bagno Marechiaro e la Capannina, a Forte dei Marmi, la capitale della vacanza media borghesia milanese in Versilia: famiglie con figli giovanissimi, alle prese con i primi amori estivi, a volte con morosa su altre spiagge, mogli che vedono il marito solo durante il weekend, causa lavoro a Milano.
Tutto questo in Sapore di mare c’è (il film lo certifica). Siamo nell’estate 1964 e da alcuni anni spopola il twist, con canzoni che sulla scena appaiono meglio cantate che ballate. Le canzoni ci sono tutte. Qualche volta in libera uscita dal futuro, come La bambola e Scende la pioggia che sono del 1968 (per non parlare di Se mi vuoi lasciare). Altre volte, grazie un attento ripescaggio, come per Coccinella, di cui si erano perse le tracce. Altro ripescaggio si può considerare Sapore di sale, che per problemi di diritti non aveva potuto essere inserita nel film: qui la sentiamo. E fa sorridere sentire Adriana, moglie quarantenne, che rivolta al giovanissimo Gianni canta Non ho l’età.
Abbondano purtroppo, inopinatamente, forse nel tentativo di far ridere, doppi sensi, frasi fraintendibili, allusioni con risvolti nei paraggi del sexy. Con l’intento di rivitalizzare il tutto è Paolo Ruffini, che con quel tanto di accento livornese appare perfetto in Versilia: nella storia è il fotografo. In scena si propone di coinvolgere il pubblico, secondo le volte facendolo cantare, invogliandolo a dare risposte: sono i momenti rianimazione. Per il futuro si attendono ritocchi. Meglio abbondanti.
Alla prima a Milano all’Arcimboldi è salito sul palcoscenico Enrico Vanzina, che ha ricordato come portare a teatro il film era un sogno condiviso con il fratello Carlo.
(Nella foto di Giovanni Daniotti il momento spiaggia di Sapore di mare)