Sul Misantropo 10 parole in attesa di vederlo

Molière, Il Misantropo, Andrée Ruth Shammah, Luca Micheletti e un grande cast: Il Misantropo in scena al Teatro Franco Parenti dall’8 novembre al 3 dicembre 2023 si annuncia come lo spettacolo perfetto per celebrare i cinquant’anni del Teatro di via Pier Lombardo. Andrée Ruth Shammah lo considera un punto di arrivo della sua idea di teatro, dove la regia c’è, ma allo spettatore non appare prevaricante. Nessun giudizio e invece una esplorazione dei diversi punti di vista presenti nel testo: in questo sta l’omaggio di Andrée Ruth Shammah a uno dei più grandi autori di tutti i tempi.

In attesa di vedere Il Misantropo vi proponiamo 10 parole che possono farne da preludio.

1- La contemporaneità. Non sono necessarie parole del linguaggio odierno per rendere Molière attuale: lui è già contemporaneo, fa notare Andrée Ruth Shammah presentando lo spettacolo, dopo il debutto alla Pergola a Firenze. Così massima è l’attenzione al rigore, che non lascia agli attori la possibilità di improvvisare.

2- Le parole. Il testo è stato tradotto rispettando le rime. Il risultato è una recitazione che ha una sua musicalità.

3- Alceste. Nel ruolo del misantropo Alceste troviamo Luca Micheletti, attore, baritono, regista, che torna al Franco Parenti dopo aver lavorato nel Peer Gynt come attore e regista nel 2018. Reduce da una Carmen all’Arena di Verona e un Don Carlo al Covent Garden di Londra, era il dramaturg e nel cast di La resistibile ascesa di Arturo Ui di Brecht, con Umberto Orsini, Lino Guanciale e la regia di Claudio Longhi. Questo è il suo ottavo Molière.

Sul palco è l’unico vestito di nero, che corrisponde al suo modo di vedere la vita, senza sfumature. Alceste, dice Luca Micheletti, «soffre in maniera assai ridicola per delle ferite che è il primo a infliggersi, poiché, folle, da uomo odia l’uomo e, debole, non ne accetta le debolezze. Le molte parti di sé, messe a contrasto, non solo s’oppongono ma nemmeno si intendono: per questo il suo è un dramma comico sull’incomunicabilità». Alceste è un uomo ridicolo che non riesce a comunicare. Così proprio la difficoltà di comunicare diventa uno dei temi del Misantropo.

È un personaggio che affascina Luca Micheletti che invita ad ascoltare quella canzone popolare «d’amore e sacrificio» che contrappone Alceste a Oronte, autore di una poesia da lui subito giudicata pessima.

4- Il femminile. Alceste è innamorato di Célimène interpretata da Marina Occhionero, ma non sopporta la sua civetteria. Non vuole che dispensi a chiunque quei sorrisi che invece vorrebbe li riservasse solo a lui. Lei non accetta, non è disposta a cambiare. Rifiuta quella voglia di possesso che vede in Alceste. E’ invece una donna che può amare e insieme vivere la propria vita. Diventa così emblema di quella indipendenza delle donne particolarmente sentita attualmente. Accanto a lei, Eliana interpretata da Maria Luisa Zaltron e Orsina, non così negativa come è sempre stata considerata, a cui dà vita Emilia Scarpati Fanetti.

5- Amici-nemici. Philinte, interpretato da Angelo Di Genio è il migliore amico di Alceste, ma ha una visione diversa del vivere civile. Io sono la ragione, dice Angelo Di Genio parlando del suo personaggio.

Oronte, contrapposto ad Alceste, è interpretato da Corrado d’Elia, che definisce questo un lavoro entusiasmante. Il suo personaggio, commenta, rappresenta il potere con cui dobbiamo fare i conti sempre. Alla base, una poesia tutta da scoprire e non solo.

6- Non macchiette. Nella messinscena di Franco Parenti i due marchesi erano visti come delle macchiette. Qui no. Si rivelano personaggi di potere, quel potere che è sempre presente in Molière. Clitandro, interpretato da Filippo Lai, è vicino al re, di cui vede il risveglio. Vito Vicino nel ruolo di Lacasta ne sottolinea il fare da contrappunto ad Alceste. «E’ interessante – aggiunge – che, per incarnare la critica di Alceste verso un mondo che rappresenta il vecchio, la scelta sia caduta su due giovani. Sono loro che rappresentano un mondo vecchio». Ulteriore dimostrazione che il modo di vedere la realtà, la visione del mondo, non dipendono dall’età.

7- I costumi. All’epoca di Molière i personaggi in scena erano vestiti come gli spettatori. Ora i colori degli abiti dei personaggi, tutti diversi tra loro, ma con la stessa foggia, rispecchiano i diversi caratteri.

8- La scenografia. Riproduce la sala del Teatro Franco Parenti dove è stato provato lo spettacolo. Che ha richiesto una lunga disamina del testo, perché non rimanesse alcuna zona d’ombra. Ne sono seguite lunghe prove nel pieno rispetto del copione.

9- Il finale. Non aspettatevi l’happy end da favola. Sarebbe possibile aspettarselo oppure questa volta non ci può essere? È importante però valutarne il motivo, che può portare a più considerazioni. Anche sul proprio modo di vivere.

10- I commenti. Per Rousseau è una commedia sul ridicolo della virtù.

Per Cesare Garboli, autore di una traduzione, è un classico del Novecento scritto tre secoli fa.

Il regista francese Louis Jouvet l’ha definita «la storia di un uomo che vuole avere un incontro decisivo con la donna che ama e che alla fine di un’intera giornata non ci è ancora riuscito».

Goethe da parte sua ha detto «Molière ha dominato i costumi del suo tempo e castigato gli uomini disegnandoli tali e quali come sono».

(Nella foto di Filippo Manzini una scena di Il Misantropo di Molière. Progetto e collaborazione alla traduzione di Andrée Ruth Shammah e Luca Micheletti. Regia di Andrée Ruth Shammah, traduzione di Valerio Magrelli. Con Luca Micheletti e con, in ordine alfabetico, Matteo Delespaul, Pietro De Pascalis, Angelo Di Genio, Filippo Lai, Francesco Maisetti, Marina Occhionero, Emilia Scarpati Fanetti, Andrea Soffiantini, Vito Vicino, Maria Luisa Zaltron e la partecipazione di Corrado D’Elia)