Anatomia di un suicidio visto al Piccolo Grassi

Carol, Anna, Bonnie: tre generazioni che vivono in contemporanea sulla scena. Nonna, madre, figlia (rispettivamente Tania Garribba, Petra Valentini, Federica Rosellini), sono le protagoniste di Anatomia di un suicidio ora al Piccolo Teatro Grassi. Nello spettacolo di lacasadargilla nonna, madre, figlia vivono in tre epoche differenti, occupano tre sezioni diverse del palco, come indicato dalle scritte luminose prima dell’inizio. Ma sono in scena nello stesso momento.

A volte le parole, le azioni sono uguali per tutte e tre a segnalare un’impronta familiare. Altre volte le azioni sono il risultato dei comportamenti della generazione precedente. Così si vede Anna verniciare una porta e Bonnie trova delle macchie sul pavimento. Ricostruire la successione delle due azioni – effetto e causa – è compito dello spettatore.

All’inizio della prima parte, soprattutto, gli stessi elementi, pur con varianti, ritornano nella vita di Carol, Anna e Bonnie. Si parla di pesce, tutte e tre affrontano un problema alla mano (Bonnie in un modo un po’ diverso) e sono in ospedale: le parole si ripetono, rimbalzando da una all’altra. I tempi differenti, gli anni diversi non rappresentano una barriera che impedisce alle parole di rimbalzare. È un gioco che, sfiorando il virtuosismo, mette alla prova gli attori e diverte il pubblico. Ed è un richiamo che tocca anche i colori dei costumi dei protagonisti. Per le fogge invece il riferimento è alle epoche in cui loro vivono.

Nella seconda parte di Anatomia di un suicidio le dinamiche familiari diventano più forti. Carol culla Anna in carrozzina e poi da bambina. Finché scopriamo che si è uccisa: è il padre a comunicarlo ad Anna attraverso delle parole che fanno immaginare quanto successo, colpendo gli spettatori. Bonnie vorrebbe vendere la grande casa di famiglia. Racconta che l’avevano acquistata i nonni. Ed è proprio quella grande casa con alberi di prugne di cui gli spettatori avevano sentito parlare nella prima parte. E ancora, Bonnie racconta che la madre è morta in bagno lassù sopra le loro teste. Nella vasca da bagno: lo si scopre poi. Sono solo alcuni tra i tanti richiami.

E’ un modo di raccontare la storia che inizialmente può spiazzare il pubblico, per poi svelarsi completamente. Alla fine riesce a intrigare e conquistare gli spettatori, svelando un meccanismo che solo il teatro può consentire. Diventa un modo per evidenziare quanto le azioni siano concatenate. Causa ed effetto regolano le vite di ciascuno, ma influiscono anche a livello familiare. E alla fine, comunque, la vita continua. Insieme affiorano degli interrogativi. Riguardano il suicidio di Carol e Anna, pur con caratteristiche differenti. E’ un destino che si tramanda, determinato dai geni? Oppure ogni volta entra in gioco il libero arbitrio spingendole a una soluzione simile? Ha ragione Bonnie a considerarlo un ciclo inevitabile da interrompere in modo drastico?

La regia di Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni riesce ad affascinare gli spettatori, ben sorretta da un cast con attori in ogni momento al massimo livello. All’uscita per i tanti applausi la piccola Anita Leon Franceschi (Anna da bambina) dimostra la sua felicità in un modo tutto da scoprire.

(La scena di Anatomia di un suicidio nella foto di Masiar Pasquali)

Anatomia di un suicidio

di Alice Birch

un progetto di lacasadargilla

regia Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni.

traduzione Margherita Mauro; scene Marco Rossi; costumi Anna Missaglia; disegno luci Luigi Biondi; paesaggi musicali Alessandro Ferroni; disegno del suono Pasquale Citera; disegno video e cura dei contenuti Maddalena Parise; drammaturgia del movimento Marta Ciappina.

con (in ordine alfabetico) Caterina Carpio, Marco Cavalcoli, Lorenzo Frediani, Tania Garribba, Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Alice Palazzi, Federica Rosellini, Camilla Semino Favro, Petra Valentini, Francesco Villano e con Anita Leon Franceschi.

produzione Piccolo Teatro di Milano

foto di scena Masiar Pasquali

Durata: 3 ore compreso intervallo

A Milano, Piccolo Teatro Grassi (via Rovello 2 – M1 Cordusio), dal 23 febbraio al 19 marzo 2023 (martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16)