Cile, eros e politica in Ho paura torero

Sono due piani che si intrecciano. Privato e pubblico, sentimentale e politico si incontrano in questo romanzo di formazione di Pedro Lemebel. È Ho paura torero, che, avendo affascinato prima Lino Guanciale e poi Claudio Longhi, arriva al Teatro Grassi, nuova produzione del Piccolo Teatro di Milano, con Claudio Longhi regista e Lino Guanciale interprete. E rappresenta perfettamente la filosofia di questa stagione del Piccolo, intenzionata a dare corpo alle parole, portando in scena la parola scritta.

Il Cile e la sua capitale Santiago sono centrali nella storia, suggerite in scena attraverso la presenza di murales, opere che meglio incarnano il rapporto tra arte e politica. È una scelta nata dalla necessità di rispettare il romanzo, dove Santiago appare sempre attraverso delle finestre o il finestrino di un taxi.

Con Ho paura torero siamo in Cile nel 1986, l’anno dell’attentato – fallito – contro Pinochet. Qui si incontrano – a teatro rispettivamente Francesco Centorame e Lino Guanciale -, un attivista politico oppositore di Pinochet e un travestito, la Fata dell’angolo, che dice di non avere testa per la politica. Invece sogna e sospira sulle note delle canzoni d’amore trasmesse dalla radio, che così diventa centrale nella storia, come nella messinscena. E anche nella radio si intrecciano momenti sentimentali, dettati dalle canzoni e altri politici, dati dai comunicati di Radio Cooperativa. Approfittando del fascino esercitato sulla Fata, il giovane universitario attivista politico Carlos ne utilizza la casa come base per le riunioni clandestine del Fronte Patriottico Manuel Rodriguez. È un intreccio che influisce su entrambi, portando alla nascita di una coscienza politica per la Fata e una educazione sentimentale per Carlos.

È un intreccio reso vivo attraverso l’uso di un linguaggio particolare, che l’espediente di utilizzare la terza persona invece dell’io ha evitato che si perdesse in scena. Un linguaggio che lascia al lettore anche il compito di intuire chi sta parlando, preferendo rendere i dialoghi come flussi di coscienza.

Insieme, a dar vita alla messinscena sono intervenute varie fascinazioni e influenze. Un po’ come ne Las Meniñas di Velázquez, dove realtà e rappresentazione si intersecano, svelandosi solo a un secondo sguardo più indagatore: anche qui i piani si intersecano. Altre suggestioni hanno influito nel disegnare teatralmente la Fata dell’angolo. Lino Guanciale, che l’interpreta, ricorda il libro della fotografa Lisetta Carmi che nel 1966 nei caruggi di Genova aveva reso protagonisti i travestiti attraverso foto prive di invadenza e invece piene di empatia. Il libro I travestiti è del 1972: scandalo per pubblico e librai di allora, di culto oggi.

Altre ispirazioni vengono dal cinema e non è un caso che al momento dell’attentato la Fata sia proprio al cinema a vedere non un b-movie come nel romanzo, ma un Blockbuster come a teatro. Ispirazioni, dicevamo, sono venute da William Hurt in Il bacio della donna ragno (pur ambientato durante la dittatura argentina) e Bambinella, il femminiello (interprete Adriano Falivene) presente in Il commissario Ricciardi, interpretato da Lino Guanciale. Ma tra la Fata dell’angolo e Bambinella intercorrono molte differenze, perché se Bambinella non aveva problemi a girare per i bassi di Napoli, la Fata in Cile deve uscire di casa indossando abiti maschili. Dunque? Alle fascinazioni letterarie e cinematografiche Lino Guanciale ha dovuto aggiungere il “pedinamento” di Lemebel, di cui ha dovuto cercare di ripercorrere le orme.

Infine, fondamentale è stato l’apporto della comunità cilena che ha assistito alle prove, memore di quanto il popolo cileno era legato a Lemebel. Al punto che durante le proteste del 2019 in Cile erano risuonate le parole di Lemebel, pur già morto da 4 anni. Per i cileni è stato bello vedere il lavoro, ma anche doloroso, commenta Claudio Longhi, che con questo lavoro ha voluto dare il primo contributo registico alla vita del Piccolo Teatro.

(Nella foto di Masiar Pasquali, da sinistra Francesco Centorame e Lino Guanciale, protagonisti di Ho paura torero)

Ho paura torero

di Pedro Lemebel

traduzione di M.L. Cortaldo e Giuseppe Mainolfi

trasposizione teatrale Alejandro Tantanian

regia Claudio Longhi

Con Lino Guanciale (la Fata dell’angolo), Francesco Centorame (Carlos), Mario Pirrello (il Generale Augusto Pinochet), Arianna Scommegna (Doña Lucia, sua moglie), Daniele Cavone Felicioni, Michele Dell’Utri, Diana Manea, Giulia Trivero

scene Guia Buzzi, costumi Gianluca Sbicca, luci Max Mugnai, visual design Riccardo Frati, travestimenti musicali a cura di Davide Fasulo, dramaturg Lino Guanciale, assistente alla regia Giulia Sangiorgio, foto di scena Masiar Pasquali

Durata: 3 ore circa compreso un intervallo

A Milano, Piccolo Teatro Grassi (via Rovello 2 – M1 Cordusio), dall’11 gennaio all’11 febbraio 2024 (martedì, giovedì e sabato ore 19.30; mercoledì e venerdì ore 20.30; domenica, ore 16)

Sono previste molte attività collaterali, con proiezioni cinematografiche, incontri, dialoghi