Cortona, Kilowatt Festival chiude in trasferta

Tra la Resurrezione di Piero Della Francesca a Sansepolcro e l’Annunciazione del Beato Angelico a Cortona. Kilowatt Festival 2022 (edizione n° 20) ha avuto senza dubbio dei “numi tutelari” di alto rango, ma non è certo solo merito loro se si è chiuso con risultati più che positivi per numero di spettatori e riscontri critici (andrebbero fatti qui i nomi dei direttori Lucia Franchi e Luca Ricci). Innanzitutto è stato vinto l’esperimento della sfida della bilocazione sperimentata per la prima volta, tutta aretina, tra l’apertura in Alta Val Tiberina e l’epilogo programmato nella magnifica cittadina medioevale di origini etrusche, che qualcuno definisce spiritosamente “la Trastevere della Toscana” per il tipo di turismo che attrae e l’atmosfera che vi si respira.

Vinta anche la sfida di Kilowatt Festival 2022 di portare a confronto in questo contesto gli artefici e gli organizzatori di decine di altri festival italiani e internazionali, fuori dalle competizioni e dentro i problemi e le prospettive comuni. Di certo, però, avendone vissuto solo l’epilogo degli ultimi due giorni come ci è capitato, non è possibile fare un consuntivo oggettivo e tantomeno completo di Kilowatt Festival 2022. Ma possiamo essere porta-voci dei pareri più che positivi raccolti tra i molti che hanno applaudito i tanti debutti, compresi quelli dei Babilonia Teatro o di Pippo Delbono. Sono in tanti i frequentatori del teatro italiano a sostenere che Kilowatt Festival sia oggi tra le vetrine e tra i momenti di riflessione primari della nostra penisola non solo del periodo estivo, grazie anche alla rete interdisciplinare delle realtà di palcoscenico europee di cui è tra gli osservatori e i motori centrali. Diciamo subito, per rendere un’idea di come si sono svolte le giornate del finale a Cortona, che iniziando alle 18 e senza interruzioni, finivano, spettacolo dopo spettacolo, fin oltre la mezzanotte (senza neppure il tempo di un boccone di cena!). Un autentico flusso continuo, intelligente abbuffata non stop (tour de force?) di spettacoli di danza, stand-up comedy (tra le proposte nuove del festival), lavori di piazza e di prosa classica. Per poi finire in un vitalizzante dopo-festival musicale, con giovani band non solo locali, fino alle 2 della notte, ospitati in un magnifico chiostro di uno storico complesso medioeval-rinascimentale.

Molte le sorprese positive, ma anche qualche delusione al Kilowatt Festival 2022. Tra le prime, il gruppo delle 4 danzatrici-performer guidate dall’improvvisatore, danzatore e coreografo francese Aloun Marchal impegnate in SonoR (nella foto di Luca Del Pia). In un’ora di divertente ricerca tra rigore e ironia, con tanto tanto spasso per chi guarda, mettono in evidenza le differenti potenzialità sonore del corpo umano, mostrando come le differenti membra risuonano – grazie all’amplificazione di microfoni senza fili – in modo differente in base ai movimenti in cui sono impegnate. Alternano, con la massima naturalezza, giochi di comiche deformità clownesche alla danza kabuki e a performance musicali di altissimo livello (assolutamente meravigliose quando armonizzano i song popolari ucraini) sempre usando solo la voce, sia per scandire i ritmi che per intonare da sole le melodie della colonna sonora dell’intero spettacolo.

Non ha invece convinto del tutto la versione teatrale del romanzo Addio Fantasmi di Nadia Terranova (finalista al Premio Strega 2019) realizzata dalla compagnia romagnola Fanny & Alexander e approdata in terra toscana a sole due settimane dal debutto al Ravenna Festival. Chiara Lagani ha tratto dalle pagine del romanzo un copione concepito come un duetto per due sole attrici, chiamate a dar vita a una madre e una figlia messinesi, a confronto tra loro e con l’assenza di una figura maschile che da un giorno all’altro ha abbandonato la famiglia con differenti esiti sull’esistenza di entrambe le donne. Particolarmente stonato nel disegno drammaturgico risulta l’intervento delle voci fuori campo di altri personaggi, indispensabili per il procedere delle vicende. Soprattutto è mancata in scena l’inaspettata soluzione del capitolo finale del libro, risolto sul palco in modo del tutto differente e nell’insieme semplicistico. A sostenere la fruibilità dello spettacolo arrivano però la regia, le scene e il disegno luci di Luigi De Angelis che chiude lo scontro/confronto tra le due protagoniste entro una scatola scenica fatta di agevoli e leggere tende, a sottolineare l’impalpabile separazione tra il doppio della finzione scenica e il reale dei sentimenti quotidiani. La sensazione è di trovarci di fronte a un prodotto programmaticamente mainstream pensato per venir proposto anche (e soprattutto) nei teatri di tradizione della provincia italiana, meno interessati alle esperienze della ricerca, proprie dei Fanny & Alexander e più sensibili alla notorietà di un Premio Strega o a nomi di rilievo del nostro cinema nazionale come Anna Bonaiuto e Valentina Cervi. Le quali, da ottime professioniste, mettono a disposizione talento ed esperienza, caricandosi anche di responsabilità che non dovrebbero posare sulle loro spalle. Specialmente la Bonaiuto, quando riesce a risultare credibile in un difficilissimo monologo in cui descrive in diretta e a distanza un evento lontano, a cui non partecipa in prima persona come se ne fosse la testimone, ma addirittura la protagonista.

Al mondo del tutto antitetico del nouveau cirque si possono ricondurre invece due degli spettacoli di chiusura del Kilowatt Festival a Cortona. Sia il Boa della Compagnia Rasoterra, costruito tra acrobazie e clownerie più per un pubblico di spettatori infantili, ma comunque in grado nella sua semplicità di strappare qualche sorriso anche agli adulti, sia il 70 anni che celebra il compleanno tondo tondo di Leo Bassi. L’anarchico precursore del nouveau cirque, che già a fine anni ’70 si staccò dai moduli classici dello spettacolo sotto al tendone e diede vita al Circo più Piccolo del Mondo (costituito da un solo clown: lui stesso), coglie oggi l’occasione per raccontare gli episodi più emblematici di una vita sempre al limite dell’incredibile, del paradosso, della provocazione. Ultimo erede di una generazione con antenati arrivati nelle Americhe al seguito di Garibaldi. Cresciuto in braccio a Louis Amstrong, da sempre e dovunque – è vissuto in Usa, Spagna, Francia, Italia, Nord Europa – nelle otto lingue che padroneggia si è fatto portabandiera della lotta al neo-liberismo e alle ingiustizie politiche e sociali con lo sberleffo e l’irriverenza della poesia del clown. Sul palco ora mostra filmati del passato più o meno recente, dei suoi prozii ripresi nei primi rulli cinematografici dei F.lli Lumiere. O le scene in diretta BBC, quando faceva roteare sulla verticale della propria pianta dei piedi un intero pianoforte, o gli home-video di famiglia girati in 8mm dal papà acrobata, quando lo portava bambino di 2 anni nel deserto del Nevada ad assistere come in uno show ai test delle esplosioni nucleari. Vero o falso che abbia battuto ogni record di audience TV negli States, quando ha sparato attraverso i megaventilatori sterco bovino negli studi inondando gli spettatori? Se è vero, è stato anche qui un precursore degli attuali record di analoghe esperienze oggi visualizzate a milioni su Tik Tok. Ma non è centrale l’importanza del fatto vero o falso. Fondamentale è il modo in cui ce lo racconta (un po’ Benigni di Televacca, un po’ Fo della piazza o un po’ Grillo dei Vaffaday), determinante la provocazione del suo messaggio, la forza del suo richiamo a mantenere viva la nostra umanità, a salvaguardare la terra per le generazioni a venire.

Un merito ulteriore a un Festival così ricco di proposte e variegato nei generi va sottolineato anche alla sua apertura, forse per la prima volta in modo così evidente, come si diceva, verso la stand-up comedy, riconosciuta dunque come una specifica categoria di spettacolo degna di una considerazione tutta propria. Forse nelle prossime edizioni del Kilowatt Festival si potrebbero spostare attenzione e ricerca verso lavori un po’ meno “capitolini”, non perché Aristotele’s Bermuda di e con Luisa Merloni e Il tempo stinge di e con Davide Grillo riflettano una realtà esclusivamente romana. Ma perché un certo sapore di comune humus d’origine lo si percepisce ancora, mentre su scala nazionale le proposte originali non sono più così rare.

Si lascia come ultima citazione lo spettacolo Boxes delle UnterWasser (se si può usare il termine “spettacolo” per questo genere di esperienza, affine, per fare un esempio internazionale forse più noto, all’Agrupación Señor Serrano), perché è l’evento che più profondamente e intimamente ha toccato gli animi dei partecipanti. Così almeno è parso di poter dire, anche in base alle testimonianze raccolte. Ogni replica prevede la partecipazione di 5 spettatori, che a rotazione e singolarmente si trovano davanti a un “cassetto” che contiene una singola sorpresa. Una micro-performance, un gioco, un’installazione interattiva, basati su ciò che si organizzava e realizzava per stupire lo spettatore nei decenni e nei secoli del pre-cinema. Come indica la motivazione del Premio Valter Ferrara assegnato alle UnterWasser al Festival di Radicondoli 2019 prima del loro debutto alla Biennale 2020 “la compagnia… riesce ad assorbire i saperi e le esperienze di ogni elemento: teatro di figura, scultura, arte visuale”. Se si descrivessero qui una per una le singole esperienze di Boxes, si toglierebbe ai prossimi spettatori la possibilità di sorprendersi e commuoversi per la cosa inaspettata e la possibilità di riconoscere in sé l’eterno sguardo innocente che resta intatto nel subconscio di ognuno. Si può però lodare la perizia artigiana con cui sono costruiti i singoli oggetti scenici, da quelli piccolissimi ai più voluminosi e la fantasia con cui si dona loro la possibilità di aprire nuovi universi, trasformando chiunque in una novella Alice di fronte a nuovi mondi meravigliosi tutti da esplorare. Come l’armadio in cui prende vita una sorta di museo dell’innocenza di oggetti della nonna tra Proust e Pamuk.

(la performance SonoR nella foto di Luca Del Pia al Kilowatt Festival)

Addio Fantasmi dei Fanny & Alexander

30 luglio 2022 a Le Orestiadi di Gibellina (TP), Baglio di Stefano

9 agosto 2022 a La Spezia Estate Festival, Piazza Europa (SP)

70 anni di Leo Bassi

16 settembre 2022, al Teatro Brancaccio di Roma