«Caro/a…»: è l’incipit classico di una lettera. Anche di molte che hanno partecipato al Festival delle Lettere. Arrivato alla 19ª edizione, il Festival è riuscito a conquistare sempre più italiani pronti a utilizzare una penna per scrivere una lettera e imbustarla, in un’epoca in cui la velocità sembra elemento imprescindibile. Invece, niente e-mail o WhatsApp, che richiedono un ritmo veloce, non concedendo riflessioni o ripensamenti. Questo è il fascino della lettera tradizionale. Ancora vivo: è apparso chiaro in occasione della serata Le Migliori Lettere, evento di anteprima il 21 giugno a Casa Schuster, presentato da Corinna Grandi. In questa location storica nel cuore di Milano un folto pubblico ha assistito alla lettura di alcune lettere con premiazione finale della vincitrice decretata dalla giuria.
Il tema proposto per questa edizione del Festival delle Lettere era “lettera a una donna”, declinato in più versioni. Un nonno ha scritto alla nipote contento che fosse stata battezzata Rosa. E’ il nome di un bel colore, scrive, ma soprattutto di una donna coraggiosa, Rosa Parks prima a rifiutarsi di cedere il proprio posto sull’autobus a un bianco, dando il via all’opposizione contro la discriminazione razziale in Usa. Così questa prima lettera, che ha aperto la serata, ha omaggiato il tema in modo particolare. Non meno pregnanti sono apparse le altre lettere, con la giovanissima under 14 che ha scritto a una se stessa con quel timore che accompagna il diventare donna.
Le lettere sono state presentate attraverso la voce di tre attrici, che le hanno lette, anche interpretate: momenti emozionanti per gli spettatori e spesso per le attrici stesse. Emozionata si è infatti dichiarata Amanda Sandrelli, dopo aver letto la lettera di una nipote alla propria nonna che ventenne, con una bambina e un marito non voluto e violento, era arrivata nel Nord Italia per trovare lavoro. La sua storia raccontata da Chiara Radice con questa lettera ha vinto il concorso.
Ugualmente emozionante è apparsa la lettera con cui, attraverso la voce di Cinzia Spanò, si è ricordato il sequestro e l’uccisione di Cristina Mazzotti. Dalla lettera emerge che l’autrice del sequestro sostiene di aver ucciso perché suo marito glielo ha chiesto.
Le lettere dunque hanno il potere di emozionare per quanto raccontano, ma anche per quello che evocano. E, come documenti, hanno il potere di rimanere nel tempo: non basta un tasto per cancellarle, come una e-mail. Solo metodi molto drastici possono distruggerle. Niente distruzioni dice il Festival delle Lettere, che anzi a queste lettere dà un particolare rilievo, pur senza autori famosi e non essendo nemmeno parte di carteggi con rilievo storico. Semplicemente sono voci di chi ha deciso di raccontare qualcosa di sé.
Lo hanno potuto scoprire gli spettatori nella serata in cui le lettere sono state protagoniste attraverso la voce di Amanda Sandrelli, Cinzia Spanò, Alice Mangione, con l’accompagnamento musicale della fisarmonicista Sara Calvanelli.
Insieme alle lettere in concorso se ne sono potute ascoltare anche alcune particolari, come quella della sezione Cgil, del piano C e quella voluta da Vidermina. Un ampliamento che significa anche voci diverse, in grado di trattare temi legati a quello della 19ª edizione, a dimostrazione che sulla carta da lettera si possono scrivere parole inattese.
Il Festival delle Lettere sta conquistando sempre più follower. Ma queste sono parole di carta, protagoniste di un Festival che dopo l’inaugurazione permetterà di vivere molti altri momenti dal 26 giugno al 31 luglio alla Fabbrica del Vapore. Saranno incontri, workshop, mostre, spettacoli a tema. A volte, infatti, una lettera è corredata da una fotografia, contenuta nella stessa busta. Così alla Fabbrica del Vapore è esposta la mostra fotografica AppuntiG. Soggetto sono personaggi e attrici con una grande G su se stesse, fotografate da Laila Pozzo, secondo il progetto di Rita Pelusio con la collaborazione di Assunta Sarlo.
Sulla busta di una lettera può esserci qualcosa in più del solo indirizzo. Ed ecco le buste dipinte da alcuni artisti di Brera, soggetto di un’altra mostra. E non sono che alcuni degli appuntamenti destinati a susseguirsi durante tutto il mese. Tra i tantissimi, il 17 luglio alle ore 21:15 è prevista la proiezione del docufilm Un altro domani (Italia, 2023) di Silvio Soldini e Cristiana Mainardi, che si presenta come un’indagine attraverso le testimonianze degli autori di violenza, delle vittime e di chi per lavoro ogni giorno se ne occupa.
Intanto si annuncia il tema della XX edizione: “lettera a un ostaggio”.
(Nella foto di Valeria Prina, un momento della inaugurazione del Festival delle Lettere a Casa Schuster. Da sinistra, la fisarmonicista Sara Calvanelli, Corinna Grandi che ha presentato la serata, le attrici Amanda Sandrelli, Alice Mangione, Cinzia Spanò, che hanno letto alcune delle lettere)