I due gemelli veneziani visto al Teatro Carcano

Valter Malosti incontra Goldoni. I due gemelli veneziani ora a Milano al Teatro Carcano non è certo tra le più famose commedie di Goldoni. Di questa, che è tra le prime scritte dal commediografo veneziano, Valter Malosti mantiene quel tanto di commedia dell’arte, cogliendone alcuni aspetti (e anche rafforzandoli). Così all’inizio mette in scena un Pulcinella, completo di costume bianco e maschera. Un costume che appare solo accennato nella giacca in tecnicolor di Arlecchino. Ci sono anche Brighella e Colombina servitori. Ma Colombina ha le stesse ambizioni matrimoniali di quella che viene chiamata la padrona e le tiene risolutamente testa. Pantalone è invece il padre dei due gemelli. La transizione non è ancora completa, ma è molto vicina.

I due gemelli veneziani è dunque una commedia popolare, ma non per soddisfare gli istinti più bassi. Niente lazzi, ma un voluto intreccio di linguaggi in questo adattamento, che riesce a sottolineare proprio questo aspetto. E sono i linguaggi che hanno popolato il nostro teatro. L’originale veneziano si intreccia con il bergamasco, ma incontra anche il napoletano. L’italiano è riservato ai personaggi femminili. Che sono sì protagoniste di auspicabili matrimoni, ma hanno una forte personalità (da anni 2000). Sanno cogliere l’ambiguità di certi personaggi, consiglieri non disinteressati e hanno una coscienza che potremmo già definire femminista. Al punto da dire, secondo questo attuale adattamento, «Noi non siamo niente di meno degli uomini». Anche i costumi non sono particolarmente legati a un’epoca lontana. Anzi quelli femminili potrebbero essere degli abiti da sera di oggi un po’ ricercati.

Loro si muovono in una scena, che, pur sufficientemente spoglia, è spesso completata da un velatino a sottolineare le diverse ambientazioni e i differenti momenti. Fino al finale, questo sì goldoniano, che non è quello che ci si aspetterebbe in una commedia di Goldoni.

Non mancano invece i temi tipici delle più famose commedie di Goldoni. Oltre alle smanie da matrimonio, ma qui meno contrastate da un padre che ha altre aspirazioni motivate da interessi economici, ci sono svelamenti ed equivoci. Che il tema del doppio – tema classico di commedie anche di un lontano passato – porta in primo piano. Già il titolo, I due gemelli veneziani, lascia intuire quale può essere l’equivoco, motore principale della storia. I due gemelli, tali (o quasi) in apparenza, sottolineata dall’essere interpretati da uno stesso attore – così è sempre stato per questa commedia -, sono però molto diversi per capacità di stare al mondo. Uno è sciocco quanto l’altro è scaltro. E questo li rende molto diversi sulla scena. Così Valter Malosti parla di «una commedia concertata con chiari intenti promozionali dell’abilità del protagonista». Allora, nel 1747, era stato Cesare d’Arbes: «da me scritta pel valorosissimo Cesare d’Arbes, che solito a recitare colla maschera di Pantalone sostenne questa mirabilmente a viso scoperto». Così scrive Goldoni nella prefazione a I due gemelli veneziani.

Da parte sua Valter Malosti, nel bel discorso di accettazione dell’incarico di direttore artistico Ert (tra i produttori di questo spettacolo) nel maggio 2021, tra i tanti temi trattati, aveva parlato dell’importanza di riconoscere la tradizione che abbiamo alle spalle e appropriarsene, anche con un lavoro sulla lingua, fondamentale. Insieme, aveva sottolineato l’importanza di recuperare la centralità dell’attore. I due gemelli veneziani – primo allestimento a porte chiuse nel dicembre 2020 e in scena dal vivo un anno dopo – appare decisamente in linea con questi propositi. Tra tagli e vari innesti la commedia, però, si è tra-sformata.

(nella foto di Serena Pea una scena da I due gemelli veneziani di Carlo Goldoni)

I due gemelli veneziani

di Carlo Goldoni

adattamento Angela Demattè, Valter Malosti

regia di Valter Malosti

con Marco Foschi nel doppio ruolo dei gemelli Zanetto e Tonino, Danilo Nigrelli (Pancrazio), Marco Manchisi (Arlecchino / Pulcinella con la maschera realizzata da Stefano Perrocco di Meduna), Irene Petris (Beatrice), Alessandro Bressanello (Il Dottor Balanzoni / Tiburzio), Anna Gamba (Rosaura), Valerio Mazzucato (Brighella / Bargello), Camilla Nigro (Colombina), Vittorio Camarota (Florindo), Andrea Bellacicco (Lelio / Facchino)

Scene e luci di Nicolas Bovey, progetto sonoro di G.U.P. Alcaro, costumi di Gianluca Sbicca

Una produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, TPE – Teatro Piemonte Europa, Teatro Stabile del Veneto, Teatro Metastasio di Prato.

A Milano al Teatro Carcano, dal 2 al 6 novembre 2022