Le sorelle Diabolike visto a La Cavallerizza | Recensione

Niente ricette di cucina: non è il loro mondo. Loro sono le Sorelle Giussani: il loro mondo è Diabolik. Con Le sorelle Diabolike come titolo, Monica Faggiani e Valentina Ferrari portano in scena a MTM La Cavallerizza a Milano le creatrici del genio del crimine made in Italy. Siamo in un’epoca in cui le donne sono considerate più adatte al ruolo di angeli del focolare che a quello di creatrici di personaggi criminali. Così quella che va in scena raccontata dalle due attrici è una storia di emancipazione e di successo. È la storia di due donne decise a non arrendersi.

Figlie della buona borghesia, scuola dalle Marcelline, che per le milanesi equivale a una patente di timorate ragazze di buona famiglia, loro però si sottraggono al cliché impostogli. Invece sanno guardarsi intorno, capire che cosa può funzionare e sanno trasformare i loro miti e modelli in personaggi. Di successo. Così nasce il formato tascabile pensato per i pendolari, che loro vedevano alla stazione Nord di piazza Cadorna vicino alle sede della loro casa editrice Astorina. E naturalmente nasce Diabolik, modellato su Robert Taylor, passione non nascosta di Angela. Si contrappone all’ispettore Ginko (il marito di Angela si chiama Gino) e la compagna, pericolosa e sensuale, è Eva Kant, nome che suona come omaggio alla passione per il filosofo.

È un fumetto, ma è anche l’occasione per impegnarsi in battaglie importanti. Loro sostengono e invitano a votare a favore del divorzio. Parlano di bullismo, stupro di gruppo e affrontano tutte quelle cause reputate importanti da sostenere. E si scontrano con la censura implacabile. Intanto Diabolik, siamo nel 1963, è diventato un fenomeno. Qualcuno chiede quando uscirà il prossimo numero: per le sorelle Giussani è una grande soddisfazione.

Lo spettacolo è anche l’occasione per raccontare un Paese. Le parole si intersecano con momenti musicali, attraverso canzoni che hanno segnato un’epoca. È un mix che piace e conquista l’attenzione. Si cita la micro criminalità, la ligera, e in scena si canta la canzone di Jannacci “Faceva il palo (nella banda dell’Ortiga)”.

Le sorelle Giussani sono le milanesi. Parte di una storia di successi, raccontata con questa serie di spettacoli,“Le Milanesi – Sciure, gagarelle e… ariose”, che avrà come prossima puntata Carla Fracci, la farfalla dalle ali d’acciaio. Questo percorso alla scoperta delle donne che hanno avuto un ruolo importante nella società milanese (e non solo) ha avuto come tappa precedente la scoperta di Biki.

Biki, la «sarta» milanese

Biki: un nome che forse non tutti ricordano (ma proprio lei dà il via alla moda made in Italy). Così lo spettacolo ha permesso di scoprire il tempo delle sarte, come anche Biki voleva essere chiamata (per stilisti e pret-à-porter bisognerà aspettare vari decenni). Lei aveva creato lo stile di Maria Callas. Aveva trasformato il suo abbigliamento da dozzinale a decisamente elegante, tale da essere indicata come una delle 10 donne più eleganti del mondo. Amava accostare colori arditi e tessuti altrettanto differenti. Lo racconta il bel testo di Monica Faggiani, che ci trasporta in un mondo molto diverso dall’attuale, in cui la borghesia aveva un ruolo centrale ed era molto lontana dalle altre classi sociali. Biki stessa viene da quella borghesia, nipote di Giacomo Puccini che le cambia il nome, poi consacrato alla storia da D’Annunzio con una “k” in più.

In scena Monica Faggiani è Biki e Valentina Ferrari dà vita alle tante donne che l’hanno incrociata e soprattutto a Maria Callas, di cui sentiamo anche un “Vissi d’arte” dalla Tosca. E’ proiettato alle spalle delle due attrici: qui scorrono le immagini dei tanti momenti della vita della Biki, ma anche momenti storici, immagini che sulla parete a mattoni prendono un piacevole effetto vintage.

Così, mentre attraverso le parole delle due attrici si scopre la vita e tanti particolari di un personaggio sconosciuto a molti e che pure ha avuto un ruolo importante, di rilievo storico, grazie alle immagini si intuiscono i fatti storici e la società di allora. Aspetti che inevitabilmente si intersecano: lo spettacolo permette di intuirlo. Con un sottofondo musicale è anche una occasione per rivivere un’epoca: Valentina Ferrari canta “Eri piccola così”, una delle canzoni più famose di Fred Buscaglione, scritta nel 1958, ispirata a un fatto di cronaca americana, ma che, in parte, può ricordare il delitto Bellentani di dieci anni prima. Siamo di nuovo alla Biki. I suoi abiti sfilavano infatti proprio quella sera del 1948 a Villa d’Este sul lago di Como, quando la contessa uccise l’amante Carlo Sacchi.

Le sorelle Diabolike – Angela e Luciana Giussani

Le Milanesi – Sciure, gagarelle e…ariose – dedicato a Fabrizio Crivelli

a cura di Valeria Cavalli

con Monica Faggiani e Valentina Ferrari

voce e chitarra: Lorenzo Castelluccio; pianoforte e tastiere: Carlo Zerri

a Milano, MTM La Cavallerizza dal 13 al 15 maggio 2022