Massimo Popolizio e L’albergo dei poveri

Questo è il «mondo di sotto». L’albergo dei poveri, ora al Piccolo Teatro Strehler con la regia di Massimo Popolizio, è anche noto con il titolo I Bassifondi o Nel fondo. E rappresenta un ritorno, dopo l’edizione di Strehler, che aveva segnato l’inaugurazione del Piccolo il 14 maggio del 1947. Ma il nostro non è più quel mondo e non è nemmeno quello del 1902, data dell’opera di Gor’kij e anche il concetto di povertà è cambiato. E’ anche variato il testo originale, che infatti è stato riadattato, con tasselli inseriti da altri autori da Čechov a Tolstoj, Puškin. Massimo Popolizio, che ne ha curato la regia e insieme a Emanuele Trevi anche la riduzione teatrale, lo paragona alla creatura di Frankenstein: è come un testo composto da più pezzi per una immagine totale.

È il risultato di più riscritture, perché alla prima lettura sembrava più adatto per la radio. È stata necessaria una riscrittura a dimensione teatrale. Ora la messinscena evoca la pancia di un vascello: la luce arriva dall’alto e loro abitano questo spazio sotto. Sono depositari di una sofferenza che chi è sopra non vede.

C’è chi si costruisce con la fantasia un mondo pieno di amore, leggendo un romanzetto rosa. C’è un barone, sicuro di esserlo stato: come è arrivato qui? Chi è convinto che esista un mondo di giusti si sente rispondere da uno scienziato che quel mondo non esiste. In questo albergo dei poveri c’è un ladro, degli ubriachi di vodka, che può dare euforia o far dimenticare tutto. E ci sono gli abitanti decisi ad ammazzare il padrone di casa. Interpretato da Massimo Popolizio entra un pellegrino che parla di speranza. La dà a un attore alcolizzato parlandogli di un posto dove iniziare una nuova esistenza: quando questo scopre che non esiste si impicca.

Ma i 16 che popolano questo dormitorio dall’apparenza angusta non sono dei rassegnati. Ognuno affronta un tema universale e ognuno parla ad altri che sono seduti in platea. Il fascino di questi personaggi, commenta Massimo Popolizio, «è che si comportano esattamente come le persone che vivono nel mondo di sopra. È un bassofondo che rispecchia la società delle persone “rispettabili”, ma che, al tempo stesso, è animato da speranze e utopie, spesso tradite, e dal desiderio di un cambiamento impossibile».

«L’albergo dei poveri – si legge nella presentazione – è un grande dramma corale che si potrebbe definire shakespeariano nel suo sapiente dosaggio di pathos, denuncia sociale, amara comicità, riflessione filosofica e morale sul destino umano».

Qui non ci sono soluzioni: il testo non ne dà. Parla di vita e di quello che la riguarda. Non è nemmeno uno spettacolo che ripropone qualcosa di già visto. Di questo testo c’è solo una ripresa del 1972 fatta per la Rai: ha una impronta molto televisiva, con gli attori che si rivolgono direttamente alla macchina da presa. Bisognava immaginare qualcosa di diverso, conclude Massimo Popolizio ed è proprio quello che va in scena allo Strehler.

(Nella foto di Claudia Pajewski, una scena di L’albergo dei poveri, con, da sinistra, Raffaele Esposito, Massimo Popolizio)

L’albergo dei poveri

uno spettacolo di Massimo Popolizio

tratto dall’opera di Maksim Gor’kij, riduzione teatrale Emanuele Trevi

con Massimo Popolizio

e con Sandra Toffolatti, Raffaele Esposito, Michele Nani, Giovanni Battaglia, Aldo Ottobrino, Giampiero Cicciò, Francesco Giordano, Martin Chishimba, Silvia Pietta, Gabriele Brunelli, Diamara Ferrero, Marco Mavaracchio, Luca Carbone, Carolina Ellero, Zoe Zolferino

scene Marco Rossi e Francesca Sgariboldi, costumi Gianluca Sbicca, luci Luigi Biondi, disegno del suono Alessandro Saviozzi, movimenti scenici Michele Abbondanza, assistente alla regia Tommaso Capodanno

foto di scena Claudia Pajewski

produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatro di Roma – Teatro Nazionale

Durata: 100 minuti senza intervallo

A Milano, Piccolo Teatro Strehler (largo Greppi – M2 Lanza), dal 7 al 28 marzo 2024 (martedì, giovedì e sabato ore 19.30; mercoledì e venerdì ore 20.30; domenica ore 16).