I dinosauri, un paleontologo, un asteroide e una domanda: perché nei musical improvvisamente si mettono a cantare e ballare? Sono questi gli spunti da cui è nato il nuovo spettacolo Asteroide di Marco d’Agostin. Che racconta di aver pensato di fare da solo un musical, uno spettacolo che normalmente vede in scena un cast molto numeroso. Se poi gli si chiede quale musical lo ha colpito maggiormente indica tre titoli molto diversi tra loro. Sono Les parapluies de Cherbourg che lo ha colpito perché, girato come un film, si canta tutto il tempo anche su frasi banali e canzoni non memorabili. Poi cita Hadestown, di una autrice che viene dal teatro off, storia di Orfeo ed Euridice. Infine Wicked, versione cinematografica, che lo ha colpito per la voce piena di variazioni di colore della protagonista.
Insieme, sulla creazione dello spettacolo ha influito la notizia di un paleontologo venuto dall’America a Gubbio per ritrovare dei resti di dinosauro, animali mastodontici, ma estinti causa la caduta di un asteroide sulla Terra. Ma è stato proprio così? La domanda, il dubbio mette in crisi Marco d’Agostin e tutto lo spettacolo. Che lo vede entrare in scena con uno zainetto, da cui estrarre tutto l’occorrente per dare vita a un musical. Così i dinosauri e il paleontologo diventano parte della struttura di un musical. Ma, ancora una volta, è proprio così?
«Ho trascorso giorni di enorme dolore – racconta Marco d’Agostin per spiegare la genesi dello spettacolo -. E in quei giorni, inatteso, è venuto ad accarezzarmi un sogno: quello del musical. Le pareti di casa si sono rivestite di un manto dorato e sagome invisibili mi hanno dolcemente invitato a danzare, a intonare un canto. Perché le persone all’improvviso si mettono a cantare e a danzare? Il musical, a ben vedere, si fonda su un paradosso simile a quello dell’asteroide: qualcosa di non previsto, che giunge da molto lontano, stravolge l’ordine delle cose. Il musical, come le catastrofi, obbliga a ripensare la vita, a cambiarne lessico e registro. Cantare e danzare anche se non ha senso: per non morire. Cambiare, per sopravvivere».
Lo spettacolo Asteroide riserva più di una sorpresa al pubblico (anche con echi pirandelliani). Ma è anche la dimostrazione che dopo una frattura la vita trova sempre il modo per continuare, anche se attraverso corpi differenti. Millenni fa gli esseri umani hanno preso il posto dei dinosauri. Nel caso della danza qual è il corpo che può danzare dopo la fine?
Il 5 giugno alle 17.30 l’incontro Sai fare spazio? al Chiostro Nina Vinchi.
(Nella foto di Masiar Pasquali, il protagonista di Asteroide, Marco d’Agostin)
Asteroide
di e con Marco D’Agostin
suono Luca Scapellato, canzoni Marco D’Agostin, Luca Scapellato, scene Paola Villani, Bots Conspiracy, luci Paolo Tizianel, costumi Gianluca Sbicca
con un’incursione testuale di Pier Lorenzo Pisano
assistente alla creazione Lucia Sauro; ricerca condivisa con Chiara Bersani, Sara Bonaventura, Nicola Borghesi, Damien Modolo, Lisa Ferlazzo Natoli; movement coach Marta Ciappina, danze di repertorio Giulio Santolini, Stefano Bontempi; vocal training Francesca Della Monica, consulenza scientifica Enrico Sortino; costruzione elementi scenici Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa; promozione, cura Damien Modolo; organizzazione, amministrazione Eleonora Cavallo, Federica Giuliano, Irene Maiolin, Paola Miolano; comunicazione digitale Alessandro Ieva
Produzione VAN in coproduzione con Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa; Théâtre de la Ville, Paris; Fondazione Teatri di Pistoia; Pôle-Sud CDCN Strasbourg; Festival Aperto / Fondazione I Teatri – Reggio Emilia; Baerum Kulturhus – Dance Southeast-Norway; Snaporazverein
Con il sostegno di CCN Ballet de l’Opéra national du Rhin; Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni Firenze; AMAT e Civitanova Danza per RAM_Residenze Artistiche Marchigiane; La Contrada, Teatro stabile di Trieste; Istituto Italiano di Cultura di Oslo/MiC-Direzione Generale Spettacolo e Sprang / Ål kulturhus, regional dance scene and performing arts center, nell’ambito di NID international residencies programme; Grand Studio, Bruxelles; Scenario Pubblico, Catania; CSC/Centro per la Scena Contemporanea (Bassano del Grappa); Atcl/Spazio Rossellini: Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza; Centrale Fies; Teatro Stabile dell’Umbria
Durata: 1 ora e 30 minuti senza intervallo
A Milano, Piccolo Teatro Studio Melato (via Rivoli 6 – M2 Lanza), dal 3 all’8 giugno 2025 (martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica ore 16.00). Da 32 a 40 euro