Bidibibodibiboo al Piccolo Teatro Grassi

Provate a pronunciare Bidibibodibiboo: è il titolo dello spettacolo in programma al Piccolo Teatro Grassi a Milano. Sembra uno scioglilingua, ma per Francesco Alberici, l’autore e regista del testo (anche in scena) ha rappresentato una ispirazione, suggeritagli da una amica. È il titolo di un’opera di Maurizio Cattelan, che presenta una cucina anni Cinquanta con tavolo in formica, un lavello con un cumulo di stoviglie sporche, un bicchiere, una sedia vuota e uno scoiattolo che si è appena ucciso con un colpo di pistola (che è a terra). Il mito Disney – Bidibibodibiboo è una canzone in Cenerentola – si è infranto.

L’opera di Cattelan non è l’unica ispirazione, perché, proprio nel periodo in cui Francesco Alberici stava scrivendo il testo, stava uscendo Yoga di Emmanuel Carrère, la cui ex moglie aveva chiesto di togliere le parti in cui lei era citata. Alla fine Carrère aveva tolto quelle parti. Quindi l’interrogativo successivo riguardava quanto si ha il diritto di parlare di altri. Un tema presente nello spettacolo, dove, alla fine, anticipa Francesco Alberici, «il personaggio del quale racconto la storia arriva sulla scena e mi chiede insistentemente di rinunciare allo spettacolo».

La matrice biografica, è la considerazione di Francesco Alberici, è sempre presente: anche quando Philip K. Dick, un autore che gli piace molto, parla di pecore elettriche in un certo senso sta parlando di esperienze personali.

Ed è una esperienza personale che l’ha portato a una considerazione: dopo la crisi del 2007 si è sgretolata quella prospettiva secondo cui i figli avevano un’aspettativa di guadagno superiore a quella dei genitori. Così sembrava logico fare degli studi che garantissero un buon lavoro, per poi dedicare il tempo libero alle passioni. Questa premessa di un futuro più roseo si è sgretolata. Vale dunque la pena di fare una scelta asservita a una prospettiva non più valida? E’ quanto succede al protagonista dello spettacolo, che sceglie di rinunciare alla musica per laurearsi in statistica, una scelta che però lo porterà a un lavoro non corrispondente alle sue aspettative. Ma è stata davvero una rinuncia per rispondere a desideri non suoi? O è l’autore del testo a vederla così?

Bidibibodibiboo è dunque uno spettacolo di autofinzione? È un modello che non convince Francesco Alberici, che fa notare come lo spettacolo inizi come una testimonianza, ma con ruoli che non corrispondono alla realtà. Lo spettacolo, è la sua sintesi, ha un inizio alla Milo Rau e una fine alla Monty Python.

Definito un «ritratto al vetriolo della disastrosa situazione in cui versa il mondo del lavoro ai giorni nostri, in un vortice di precarietà, frenesia e brutale competitività», racconta le traversie di Pietro, giovane lavoratore assunto a tempo indeterminato da una grande azienda. Inspiegabilmente preso di mira da un suo superiore, precipita lentamente in una spirale persecutoria, che trasforma in un incubo le ore trascorse sul posto di lavoro. Il fratello Daniele, drammaturgo teatrale, sceglie di raccontarne pubblicamente la vicenda, trasformandola nel soggetto di uno spettacolo con un continuo scambio di ruoli e di identità. A chi appartiene realmente la storia che si sta raccontando? In realtà la storia riguarda tutti.

Lo spettacolo rappresenta anche una contraddizione tra il desiderio di fare un atto politico attraverso il teatro e la consapevolezza che il teatro si rivolge a un’élite e non può scardinare niente. Ma certo si possono stimolare delle domande.

(Nella foto di Francesco  Capitani due dei protagonisti della pièce Bidibibodibiboo, Francesco Alberici e Daniele Turconi)

Bidibibodibiboo

regia e drammaturgia Francesco Alberici

con Francesco Alberici, Maria Ariis, Salvatore Aronica, Andrea Narsi, Daniele Turconi

e con Carlo Solinas (20 febbraio), Ario Sgroi (21 febbraio – 3 marzo)

aiuto regia Ermelinda Nasuto; scene Alessandro Ratti; luci Daniele Passeri; tecnica Fabio Clemente, Eva Bruno

foto di scena Francesco Capitani

produzione SCARTI Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione in coproduzione con Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, Ente Autonomo Teatro Stabile di Bolzano con il sostegno di La Corte Ospitale. Testo creato nell’ambito dell’École des Maîtres 2020/21, diretta da Davide Carnevali, finalista alla 56a edizione del Premio Riccione per il Teatro

Durata: un’ora e 45 minuti senza intervallo

A Milano, Piccolo Teatro Grassi (via Rovello 2 – M1 Cordusio), dal 20 febbraio al 3 marzo 2024 (martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 2030; domenica, ore 16). A corollario sono previsti molti incontri e appuntamenti per affrontare i temi trattati nella pièce.