In Paradiso a Ravenna

La Commedia è finita! Sei e più anni di un immenso lavoro collettivo progettato dal Teatro delle Albe e dal Ravenna Festival per celebrare il centenario dell’Alighieri, due di blocco per la pandemia con il capitolo interlocutorio del 2021 Verso Paradiso (quando gli attori ravennati in una sola notte dal tramonto all’alba hanno letto integralmente in un giardino il capolavoro dantesco passandosi le terzine come in una staffetta). E ora finalmente è Paradiso: la terza cantica ha preso vita in una forma teatrale sorprendentemente ricca di suggestioni, di significati e di spunti.

Per dare un’idea della monumentalità dell’operazione realizzata da Marco Martinelli ed Ermanna Montanari basta citare qualche cifra: oltre 600 cittadini – dai 3 ai 90 anni – coinvolti e impegnati attivamente, una quindicina di attori recitanti, cori provenienti da varie città (uno formato da ucraini), 5 musicisti a eseguire le partiture di Luigi Ceccarelli. Senza contare i responsabili del disegno sonoro come Marco Olivieri e delle luci come Fabio Sajiz e la decina di allievi dell’Accademia di Belle Arti di Brera Milano, che hanno trovato magiche soluzioni per realizzare scenografie evocative, suggestive ma non descrittive (magnifico il loro mosaico d’oro creato con tessere ricavate tagliando i vassoi di cartone delle pasterelle!).

Paradiso comincia là dove ci si era fermati. Dalla tomba di Dante, da cui parte la processione di spettatori e cittadini ravennati, che al nuovo richiamo della buccina riprendono il cammino tra chiese bizantine e barocche, recitando versi del primo canto, fino ad arrivare alla Loggetta Lombardesca dalle forme armoniche e serene. Se Inferno (2017) era itinerante tra le ombre del Teatro Rasi in ristrutturazione e Purgatorio (2019) portava la processione tra gli spazi verdi di un parco, questa volta con Paradiso la visione è tutta frontale. Gli spettatori, che sono invitati a identificarsi con il Poeta, grazie a una speciale benedizione personale per ciascuno (Tre cerchi di tre colori in una contenenza), si trovano davanti all’edificio incastonato di una serie di archi, sotto cui sono collocate grandi statue barocche berniniane, alla maniera di quelle bianche che dominano Piazza S. Pietro. Solo dopo un buon lasso di tempo le grandi sculture si animeranno, diventando le figure scelte come emblematiche della terza cantica: Piccarda Donati, Giustiniano, Cunizza da Romano, San Tommaso, Cacciaguida, San Pier Damiani e San Pietro.

Se anche lo sguardo è frontale, per le azioni agite a terra tra la facciata della Loggetta e la piccola gradinata del pubblico, la direzione vera dell’insieme spinge sempre a guardare verso l’alto, su, oltre gli archi dell’edificio, verso il cielo. Abilissima la regia a portare a questa fondamentale esperienza emotiva con l’intero spettacolo, che si muove via via sempre più verso l’astratto e il trascendente. Del resto è una regia che abilmente mescola teologia e realtà quotidiana (offrendo risposte solo apparentemente semplici con le parole anticapitalistiche di Papa Francesco, o con l’azione emblematica di cacciar via i militari con kalashnikov quando aggrediscono Cacciaguida).

I momenti memorabili sono davvero tanti, dalla danza derviscia di Ermanna a quella buffa dei frati intorno a San Francesco e le parole di grande peso lasciano segni profondi, quelle di Emily Dickinson o Ezra Pound, ma senza nessuna insistenza o compiacimento intellettuale; ogni segno importante, ogni simbologia chiara. Di certo il vertice si raggiunge nel finale, vertice di puro suono calcolato sull’orario del crepuscolo, quando ogni mistero umano e divino trova una soluzione nella preghiera mariana del 33mo canto Vergine madre recitata da Ermanna a spettatori stesi in comunità su tappeti rotondi (i pianeti) e se ne ascolta solo la voce con lo sguardo rivolto al cielo e alle stelle, trascinati verso l’empireo. Con un unico rammarico: che un’esperienza così importante, anche per valore civico e politico, possa essere fruita, sommando il pubblico di tutte le repliche, da non più di 2000 spettatori.

(foto di Silvia Lelli)

Paradiso

Chiamata pubblica per “La Divina Commedia” di Dante Alighieri

Ravenna Festival/Teatro delle Albe

Giardini pubblici

Fino all’8 luglio 2022